La popolazione mondiale è in continua espansione. Crescita economica e demografica inducono allo sfruttamento di un quantitativo progressivo di risorse, acqua ed energia dall’ambiente, in particolar modo da parte dei Paesi industrializzati. A partire dall’Unità d’Italia, l’evoluzione storica della popolazione nostrana è sempre stata tendenzialmente positiva. Rallenta solo nel tardo Ottocento, causa emigrazione, e quasi si ferma nell’ultimo ventennio del Novecento (la cosiddetta “crescita zero”, pareggio sostanziale tra natalità e mortalità), per poi riprendere dopo il 2001, conseguentemente alla significativa immigrazione. Le generazioni presenti e future necessitano di piani e modelli economico-sociali atti al raggiungimento di uno sviluppo realmente sostenibile. Senza limiti alcuni allo sfruttamento delle risorse e al sovraccarico della capacità della Terra di assorbire rifiuti, è plausibile che nel 2050 la qualità della vita inizi ad esser via via peggiorativa: i beni naturali saranno esauriti o non più utilizzabili.
La tecnologia ambientale può essere determinata dalla capacità dell’attività umana di trasformare l’ambiente in rifiuti in cambio di servizi meno inquinanti e con minore intensità di risorse. L’estensione delle aree agricole e la crescita della concentrazione di rifiuti provocano un aumento di CO2 globale. A livello locale, d’altro canto, l’estensione di aree coltivate non provoca un aumento di anidride carbonica significativo, ma riduce lo spazio disponibile per le discariche e di conseguenza aumenta la giacenza media dei rifiuti nelle aree urbane. Essendo i costi dell’agricoltura alti ed essendo necessario un trade-off tra le aree agricole e le discariche, è opportuno ridurre l’estensione delle zone di raccolta dei rifiuti e al contempo diminuire la permanenza dei rifiuti stessi nelle aree urbane. Si valuti che la disponibilità di servizi pubblici adeguati, quale il sistema di discarica per rifiuti solidi, è tra i primi fattori connessi allo sviluppo di aree rurali. Consentire la riduzione dell’estensione delle discariche attraverso un maggiore riciclaggio, senza aumentare la quantità media di rifiuti nelle aree urbane, favorirebbe la conservazione dei parchi naturali, una maggiore qualità dei prodotti agricoli, la soluzione di un conflitto sociale oramai decennale provocato dall’attuale mancata accettazione della creazione di nuove discariche, se non come misura di emergenza.
Il presupposto per raggiungere l’obiettivo sul lungo periodo è quello di misurare quantitativamente gli effetti che questi fenomeni provocano, creare un modello della dinamica di accumulazione di rifiuti nelle aree urbane e riprodurre andamenti sull’estensione storica delle giacenze, a livello locale e globale. Le politiche e i sistemi di incentivi per la riduzione della giacenza media dei rifiuti portano alla massimizzazione del profitto da parte delle imprese e a un incremento dell’economia domestica da parte delle famiglie. Se le aziende che emettono più CO2 ne pagassero le conseguenze senza coinvolgimenti di terzi, l’incentivo sarebbe maggiore a non influenzare l’incremento climatico di anidride carbonica. Il regime fiscale dovrebbe difatti incentrarsi sul principio del chi inquina paga e bisognerebbe porre sotto lo stesso anche il prelievo di risorse, disincentivando così ogni abuso.
La soluzione è insita nella capacità di gestire le risorse in modo più efficiente, abbattendo altresì i costi mediante la riduzione del consumo di risorse ed energia e aumentando in questo modo la competitività con una produzione inferiore sia di emissioni di anidride carbonica che di rifiuti. Rivisitando gli obiettivi delle politiche e delle strategie ambientali ed elaborando piani energetico-ambientali è possibile:
- proteggere la fascia dell’ozono (controllando i cambiamenti climatici);
- salvaguardare l’habitat naturale e il biosistema;
- migliorare la qualità della vita;
- ridurre gli sprechi;
- incentivare il cambiamento dello stile di vita.
Punto focale è infine l’incremento dei fondi destinati alla ricerca per lo sviluppo sostenibile, monitorando i risultati conseguiti e potenziando gli strumenti e le metodologie di analisi.
Per approfondire:
- King A., Lenox M. (2002), “Exploring the Locus of Profitable Pollution Reduction”. Managment Science, Vol. 48, No. 2, pp. 289-299.
- Ramankutty N., Foley J. A. (1999), “Estimating historical changes in global land cover: Croplands from 1700 to 1992”. Global Biogeochimical cycles, Vol. 13, No. 4, 997-1027.
- Smith V. L. (1972), “Dynamics of Waste Accumulation: Disposal Versus Recycling”. The Quarterly Journal of Economics, Vol. 86, No. 4, pp. 600-616.
- Johnstone N., Labonne J. (2004), “Generation of Household Solid Waste in OECD Countries: An Empirical Analysis UsingMacroeconomic Data”. Land Economics, Vol. 80, No. 4, pp. 529-538.