Cresce e si diffonde tra i più giovani il disagio per il presente, a cui si unisce la frustrazione e l’incapacità di investire nel proprio futuro. Queste caratteristiche non riguardano solo le biografie individuali, ma connotano una società fragile dove i giovani faticano ad avere voce e a trovare la propria vocazione. Conseguenza estrema di quanto descritto sono i giovani che non intraprendono percorsi di studio o professionali (NEET), da intendere come espressione di un fenomeno sistemico e non come approccio individuale alla vita. Questo indebolimento della capacità di aspirare nei giovani espone le comunità all’aumento di diseguaglianze, immobilità sociale, senso di impotenza, rancore e timore dell’altro. In questo quadro il futuro può diventare una leva positiva, utile a favorire processi di democratizzazione e protagonismo giovanile. In questo contesto, il social foresight è stato adottato nell’ottica del potenziamento della capacità di voice di soggetti spesso esclusi dal dibattito pubblico sui futuri (Barbera, 2008, 2010; 2020).
Per invertire questa tendenza Fondazione Giacomo Brodolini, insieme a ItaliaCamp, Forcoop, San Donato Scs, Stranaidea e Vides Main, hanno dato avvio nel novembre 2020 al progetto «Futuri (im)perfetti – Il domani possibile di chi non ha voce»[1], sostenuto dalla Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando Civica. Il progetto nasce grazie al lavoro di una cabina di regia composta da Fabio Sgaragli (direttore del progetto) e Patrizia Saroglia (project manager) di Fondazione Brodolini e da Alberto Robiati (responsabile scientifico) e Filippo Barbera (consulente scientifico) di Forwardto. L’intero percorso del progetto è finalizzato alla creazione di un’associazione culturale nel contesto di Open Incet[2], sede di tutte le attività, ossia di un luogo di contaminazione e inclusione dove i ragazzi/e possano avere occasione di scambio con coetanei “innovatori”.
Nell’ambito di questo progetto si inserisce il lavoro di ricerca presentato in questo contributo che riporta gli esiti dell’analisi del materiale emerso da 8 laboratori su utopie e distopie guidati dal team Forwardto-Studi e competenze per scenari futuri. Lavorare sulle utopie e distopie ha consentito al team di ricerca di indagare le rappresentazioni del futuro elaborate dai giovani under-30, ma anche di identificare quelli che sono i mediatori dell’immaginario sociale relativo alle immagini di futuro. Contenuti culturali e mediali che intervengono nello stimolare determinate rappresentazioni ma che al contempo costituiscono oggetti di cui i giovani si appropriano per risemantizzare le narrazioni dominanti. Le narrazioni dei partecipanti hanno consentito di far emergere, inoltre, diverse interpretazioni e percezioni della temporalità che qualificano diversamente scenari utopici e distopici.