La cultura pop giapponese: una panoramica
“Studi storici dimostrano che la società attraversa cicli di violenza: a un accumulo di circa un secolo seguono violenze o turbolenze, poi la pace. Sono i nipoti della generazione violenta, che non hanno vissuto direttamente quel periodo, a rappresentare il potenziale innesco di nuovi problemi”
Peter Turchin, 2012
Nella cultura pop[1] e soprattutto in quella giapponese (che vanta dell’apporto offerto dal variopinto mondo degli anime e dei manga considerati vera e propria letteratura in Giappone) moltissimi sono i riferimenti al futuro della società umana, e, tra questi, numerosi vedono l’umanità unita sotto un’unica bandiera; come si vedrà, questo è particolarmente vero per il Giappone e il popolo giapponese. In effetti è possibile affermare che la propensione giapponese verso il futuro e la difesa dalla distruzione siano in un certo senso figlie di un trauma passato (ma non troppo). In accordo con le parole di Calia e Caramiello, citate nella loro opera L’apocalisse immaginaria:
I cieli di Hiroshima prima, e quelli di Nagasaki poi, videro sorgere l’indimenticabile e gigantesco fungo, la cui immagine divenne patrimonio terrificante della memoria collettiva, stratificandosi in una replicazione figurativa, quasi infinita, di quell’icona, potente simbolo di distruzione. Quel “frame” finì per ossessionare una folta generazione di registi, letterati, giornalisti ed artisti di più svariata e caleidoscopica appartenenza, alimentando dibattiti scientifici, caratterizzandosi come forma emblematica dei movimenti pacifisti, e divenendo irrimediabile fattore di condizionamento di una politica internazionale che cambiò, per sempre. (Calia e Caramiello, 2019)
Negli ultimi anni le idee della cultura pop sono state, però, rivalutate e implementate nell’ambito delle analisi delle relazioni internazionali, riuscendo in parte a rompere quei limiti che categoricamente e senza troppo indugiare separano il fantastico dal reale. Alcuni sostengono che «it was once seen as an inappropriate source for assessing various social relations on the grounds that such ‘low data’ were empty, arbitrary and subjective. But, without ‘low data’, the meaning and significance of ‘high data’ is difficult to fully comprehend» (Wang, 2013). La cultura pop, infatti, sta entrando sempre più all’interno degli studi di Relazioni Internazionali (RI) e dei think tank occidentali, e le sue applicazioni nel mondo proprio delle RI vengono considerate sempre più una chiave di lettura alternativa e innovativa delle problematiche dello scacchiere internazionale, presenti e future (Wang, 2013). Un esempio in particolare verrà utilizzato in questo articolo poiché estremamente interessante ai fini della possibile evoluzione delle relazioni internazionali per come le conosciamo oggi. Prima, però, appare importante fornire un veloce approfondimento sul particolare legame che la cultura pop giapponese con il futuro e le relazioni internazionali.