“Indagini sul postumano” è il ciclo di incontri organizzato dall’Italian Institute for the Future e dalla libreria The Spark a Napoli per discutere di scenari e visioni del futuro umano nel post-Antropocene. Obiettivo è quello di fare chiarezza tra molti discorsi che spesso nel dibattito pubblico si sovrappongono, ma che sono in realtà molto diversi tra loro, su come stiamo ripensando l’identità umana sotto la reciproca pressione della nuova era delle macchine “intelligenti” e dell’Antropocene, che richiede una ridefinizione della divisione tra Uomo e Natura e che sta spingendo verso un ripensamento delle “intelligenze non-umane”.
Il primo incontro, Tecnoutopie del futuro, tenutosi mercoledì 26 giugno, ha fatto il punto in particolare sulla prima di queste dinamiche, quella tecnologica. A discuterne sono stati chiamati:
- Gianluca Giannini, Professore di Filosofia Morale all’Università di Napoli Federico II, dove insegna Bioetica ed etica del digitale ed è Coordinatore Scientifico della Task Force di Ateneo Human&Future.
- Irene Doda, giornalista freelance che si occupa di lavoro, questioni di genere e tecnologia, autrice di L’utopia dei miliardari. Analisi e critica del lungotermismo” (2024).
- Christophe Roux-Dufort, Professore di Strategic Management all’Université Laval del Quebec, esperto di scenari tecnologici e scrittore di fantascienza.
Irene Doda, a cui è stato chiesto di aprire l’incontro con una panoramica sul lungotermismo, ne ha sintetizzato i principali tratti: quelli di un’ideologia nata nel contesto delle nuove visioni del futuro dei tecno-miliardari dalla Silicon Valley, che hanno trovato in una specifica filosofia, l’altruismo efficace, un modo per sostenere le loro politiche orientate al lunghissimo termine della specie umana, anche a scapito del benessere del presente. Un’ideologia che sostiene, per esempio, che sia più altruistico garantire all’umanità un’espansione interplanetaria per potersi diffondere nell’universo e sopravvivere per milioni di anni, anziché affrontare qui e ora i problemi dei cambiamenti climatici, e che alimenta il dibattito sulla superintelligenza artificiale nella convinzione che tocchi alla specie umana il compito di “scendere a patti” con le IA che verranno e individuare un percorso potenziale di simbiosi tra uomini e macchine da cui possa discendere la postumanità destinata a colonizzare l’universo.
Gianluca Giannini ha evidenziato le tare filosofiche di questa discussione, bollata come “millenarismo tecnologico”. In particolare, l’obiettivo di sviluppare superintelligenze artificiali che siano allineate ai valori umani e comprendano la nozione di bene e benessere si scontra con la mancanza di una definizione condivisa di questi concetti anche all’interno dello stesso consesso umano. I valori, in particolare, sono sempre situati storicamente, e pensare di universalizzarli per poterli inscrivere nel codice macchina creerebbe solo storture. Un dibattito più ragionevole sull’accelerazione tecnologica, secondo Giannini, dovrebbe sgomberare il campo alla facile dicotomia “tecno-fobia vs. tecno-entusiasmo”, e riconoscere piuttosto che le visioni perorate dai seguaci del lungotermismo, come il filosofo Nick Bostrom, sono ingenue e influenzate dalla fantascienza.
Su questo tema si è inserito Christophe Roux-Dufort, che in questo periodo è in anno sabbatico e prima di venire in Italia ha svolto un visiting al Center for Science and Imagination dell’Arizona State University, dove autori e autrici di fantascienza dialogano con esperti di diverse discipline per immaginare futuri condivisi. Tra questi Neal Stephenson, di cui sono note le tesi secondo cui gli Stati Uniti starebbero abbandonando la loro capacità di immaginazione e innovazione e che in parte la colpa risieda negli stessi scrittori di fantascienza, legati a visioni passatiste o distopiche. Da qui il progetto Hieroglyph lanciato dieci anni fa e che ha portato a sessioni collettive con autori di science fiction e scienziati per accrescere l’immaginazione collettiva. In questi laboratori, tuttavia, Roux-Dufort osserva quanto l’immaginazione sia condizionata da diversi fattori: per esempio, l’immaginazione del futuro è sempre condizionata dal passato. Questo si osserva soprattutto nel processo di auto-discontinuità del futuro, definito dalle ricerche in neuroscienza come l’atto di proiettare nel futuro un sé che non è del tutto identificato con il proprio io, ma come una persona estranea. Questo influenza fortemente le visioni del domani.
Il lungotermismo, secondo Doda, trae molto successo da queste riflessioni, in particolare da una diffusa ansia del futuro esorcizzata dall’idea di affidarsi alle macchine, soprattutto qualora queste siano in grado di prolungare la sopravvivenza umana a lungo termine. Si tratta, in sostanza, di una reazione ad ansia e malessere legata a una visione chiusa del futuro che genera techo-doomism, una sorta di “apocalittica tecnologica” dove appunto la superintelligenza artificiale assume il ruolo di deus ex machina chiamato a risolvere i problemi dell’umanità. Una visione che è comunque propria di una determinata classe sociale, quella che possiede la materialità dei mezzi e che quindi può elaborare, in ottica marxista, le sovrastrutture ideologiche che legittimano il proprio ruolo di classe dominante. Ne è un esempio la stretta connessione degli ambienti tecnologici con il potere economico e militare. Il lungotermismo e le altre tecno-utopie del futuro sono modalità di auto-narrazione del potere.
Giannini torna sul concetto di Digiticene che a suo dire meglio descrive l’epoca in cui viviamo. In essa l’ambiente digitale ha a tutti gli effetti avuto la meglio sull’ambiente analogico, ma la vera novità è che in questa nuova era l’essere umano non è più da solo, trovandosi a confrontarsi con una soggettività estranea, rappresentata dall’IA. È vero, riconosce Giannini, che non esiste ancora un concetto condiviso di IA e che non sappiamo nemmeno se e come un’AGI – una intelligenza artificiale generale, precondizione della superintelligenza – possa essere possibile. Tuttavia, riconosciamo che un’IA debba essere fondata sull’autonomia decisionale, ossia su una capacità di agentività autonoma. Le IA dispongono di questo “autonomia funzionale”? Se guardiamo al caso di AlphaGo, osserviamo che è in grado di bluffare e di giocare a perdere per indurre il giocatore umano a risposte prevedibili, al fine di poterlo battere. Possiamo dire di essere in presenza dell’alterità, nella misura in cui l’IA produce risposte imprevedibili e cambia il mondo esterno.
Roux-Dufort racconta che in un suo recente romanzo ha immaginato un’umanità che ha creato un metaverso per proteggersi dalla distruzione del pianeta: un pretesto per riflettere sul nostro rapporto la materialità, il corpo e il mondo. Nelle sue ricerche ha scoperto che secondo gli antropologi la maggiore differenza tra Sapiens e Australopitechi è nelle mani, che fungono da strumenti di creatività. Oggi osserva come molte persone vogliano tornare alla materialità, ai lavori manuali, perché sentono che la dematerializzazione erode il concetto stesso di identità umana, il quale evidentemente è connesso con la manualità. Questa tendenza potrebbe rappresentare una forza contro-egemonica rispetto a quella che spinge verso il digiticene, e l’immaginazione del futuro può giocare un ruolo determinante. Roux-Dufort, che si è occupato in passato degli archetipi nel crisis mangement e di come superarli, afferma che gli studiosi hanno individuato sei diversi archetipi del futuro nella fantascienza: ebbene, per creare delle nuove visioni del futuro occorre uscire da questi archetipi, così da immaginare un futuro diverso e superare il divario tra sé presente e sé futuro che blocca l’immaginazione e alimenta tecno-utopie dominanti come il lungotermismo.
Il prossimo incontro delle “Indagini sul postumano” si terrà martedì 9 luglio sul tema More than human: i futuri del dopo-Antropocene e approfondirà i temi del “decentramento dell’umano”, del reincanto della Natura e delle intelligenze non-umane. L’ultimo incontro è in programma giovedì 19 settembre, come anteprima del Convegno di Futures Studies 2024 che si aprirà il 26 settembre.