Ogni mattina, Ray Kurzweil si siede a tavola e consuma la sua colazione, unico pasto della giornata. Le calori sono attentamente calcolate: 85 calorie di bacche, 170 di cioccolato scuro infuso nel caffè, 100 calorie di salmone affumicato e sgombro, 100 calorie di latte di soia alla vaniglia, tra le 150 e le 350 calorie di porridge e una tazza di tè verde. Al posto dello zucchero, la stevia, un dolcificante naturale che ultimamente sta diventando di tendenza. Per il resto della giornata, bastano delle pillole. “Bastare” è un eufemismo, dato che ne inghiotte più di un centinaio ogni giorno, alcune delle quali sono assolutamente sperimentali e non ancora immesse sul mercato. Una dieta del genere costa a Ray Kurzweil, 67 anni, qualche migliaio di euro al giorno, ma lui è uno che se lo può permettere. Inventore e imprenditore, ha fatto milioni brevettando alcune tecnologie di frontiera, dal riconoscimento ottico del testo ai nuovi sistemi di riconoscimento vocale. Futurologo di successo, i suoi bestseller come La singolarità è vicina (2005) hanno venduto milioni di copie e per ogni conferenza guadagna intorno ai 50.000 dollari. Briciole in confronto al cachet milionario che dal 2013 prende con Google, che lo ha assunto come dirigente di un nuovo ambizioso progetto per insegnare alle macchine la semantica del linguaggio umano, allo scopo di accelerare lo sviluppo di intelligenze artificiali più sofisticate: il vero sogno di Kurzweil, che ha predetto che entro il 2040 le macchine supereranno in intelligenza gli esseri umani, aprendo la strada a una nuova epoca, quella della Singolarità tecnologica.
Kurzweil è uno dei guru di punta di un movimento culturale tra i più interessanti emersi negli ultimi decenni sulla spinta dello sviluppo tecnologico. È il “movimento transumanista”, che si riconosce nel manifesto scritto da Natasha Vita-More (“Vita-More” è uno pseudonimo – molti transumanisti utilizzano pseudonimi – che indica la propria fede nell’aumento – more – della speranza di vita) nel 1983 e spesso sintetizzato con la sigla H+, ossia Humanity Plus, umanità migliorata. Il transumanesimo ha come obiettivo quello di favorire la ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico nel settore dell’estensione della vita e del potenziamento umano, allo scopo di ottenere in futuro una specie “postumana”, i cui membri possano vivere teoricamente per sempre grazie ai ritrovati della medicina, delle biotecnologie, delle nanotecnologie e del settore dell’informatica e dell’intelligenza artificiale. Infatti, se anche la postumanità potrà godere di un corpo migliorato ed esente da malattie e invecchiamento, l’involucro fisico sarà sempre messo a repentaglio da eventi accidentali. L’obiettivo finale è allora quello di liberarsi dall’hardware riversando il contenuto del nostro cervello all’interno di supercomputer che possano preservare intatto il software, la nostra coscienza. Questa tecnica, chiamata mind-uploading, costituisce la meta finale del transumanesimo, la fusione totale tra intelligenza umana e intelligenza artificiale.
I transumanisti sono figli della cybercultura. I legami con le suggestioni di quella narrativa cyberpunk che emerse nella fantascienza degli anni Ottanta sono evidenti. In una prima fase, che potremmo definire la fase “cyborg”, la postumanità è immaginata come costituita da uomini potenziati da protesi artificiali per estendere la durata della vita e migliorarne le capacità. Con l’evolversi del progresso scientifico, a questa prima fase ne è seguita una seconda, quella attuale, che potremmo definire la fase “biotecnologica”: grazie ai benefici della nanotecnologie e della ricerca nel campo delle cellule staminali, della genetica e della rigenerazione dei tessuti, i postumani non avranno bisogno di protesi, saranno pressoché simili a noi se non per il fatto di restare eternamente giovani, grazie all’impiego di biotecnologie invisibili che operano all’interno dell’organismo. Non tutti i transumanisti condividono la convinzione o l’auspicio di una successiva fusione con l’intelligenza artificiale. Anche se la singolarità – definita dai suoi detrattori “estasi dei nerd”, in quanto punto finale dell’escatologia transumanista – è teorizzata da personalità come Kurzweil o l’oligarca e filantropo russo Dmitry Itskov, alcuni preferirebbero conservare il proprio corpo in eterno, migliorandolo grazie all’ingegneria genetica, piuttosto che travasare la propria mente in un supporto cibernetico e distaccarsi per sempre dall’hardware biologico.