Nell’arco della vita di quasi tutti i bambini di oggi, è probabile che il biopotenziamento diverrà una caratteristica basilare della società umana. Farmaci personalizzati ci permetteranno di modificare i nostri corpi e le nostre menti in modi efficaci e precisi, con molti meno effetti collaterali delle droghe odierne. Nuove interfacce cervello-macchina miglioreranno la nostra memoria e cognizione, estenderanno i nostri sensi e ci daranno il controllo diretto su un insieme di dispositivi semi-intelligenti. Modifiche genetiche ed epigenetiche ci permetteranno di cambiare il nostro aspetto fisico e le nostre capacità, così come “toccare” alcuni degli aspetti più intangibili del nostro essere, come l’emozione, la creatività e la socievolezza.
Trovate queste idee inquietanti? Uno degli effetti più insidiosi di queste auto-modifiche è di rendere meno definito il confine tra le persone e le cose. La ragione è semplice: i biopotenziamenti sono prodotti. Richiedono macchine, prodotti chimici, strumenti e tecniche che si evolvono nel tempo. Diventano obsoleti dopo un certo numero di anni. È probabile che si trovino disponibili per l’acquisto sul mercato. Alcuni saranno meglio di altri, e più cari di altri. Alcuni – come le auto, i gioielli o la tua casa – conferiranno un grado di prestigio maggiore o minore.
Ma se non facciamo attenzione, ignoreremmo il fatto che questi “prodotti” stanno alterando aspetti chiave dell’individualità dell’essere umano. Se non ce ne rendiamo conto, ci inoltreremmo verso un modo di pensare strumentale, che ridurrebbe una persona alla somma dei suoi tratti modificati o non modificati. Potremmo perdere di vista il valore intrinseco e la dignità dell’individuo, e iniziare a comparare le persone come se fossero veicoli usati in un parcheggio.
Il problema della deumanizzazione non è nuovo, come attesta la squallida storia della guerra, del colonialismo e della schiavitù. Ma come risultato dell’intensificazione del capitalismo consumista negli ultimi decenni, il bisogno di paragonare, eseguire, superare continuamente i nostri obiettivi, sono pressioni che continuano a definire la vita di tutti i giorni per molte persone nel mondo sviluppato. Pubblicità, intrattenimento e social media ci incoraggiano a sforzarci per essere più magri, intelligenti, fighi e migliori – in altre parole, ad essere costantemente insoddisfatti di quel che siamo e quel che abbiamo.
Se il biopotenziamento umano dovesse diffondersi molto nei prossimi decenni, ci sarebbero tutte le ragioni per aspettarsi l’intensificarsi di queste tendenze insidiose. La tentazione di parlare con disinvoltura sul “farsi un potenziamento” o “scegliere un modello migliore” per se stessi sarà forte. Invece di dire: “Sara si è fatta un nuovo impianto cerebrale ma è delusa dalle sue prestazioni”, la gente dirà: “Il potenziamento di Sara è piuttosto buono, ma avete notato quanto è avanti quello di Alice?”.
Chiunque parlasse in questo modo valicherebbe una linea invisibile, ma molto importante. Tratterebbe gli esseri umani come se fossero beni che possono essere valutati, misurati e scambiati. Da questo punto di vista, l’umanità diventa una specie di “piattaforma”, simile a un pezzo di software o un sistema operativo, la cui performance può essere potenziata, modificata e manipolata quando si vuole. I tratti della personalità diventano “caratteristiche”; le abilità guadagnate con fatica e i talenti diventano “beni”; lotte personali radicate nel profondo e fallimenti diventano “colpe”. Prendere atto di questa tendenza verso la mercificazione delle persone, e contrastarla con strategie culturali efficaci per la “reumanizzazione”, sarà una delle sfide più importanti del nostro tempo.
Quindi, cosa possiamo fare? Per prima cosa, adottare e promuovere filosofie personali che difendono la dignità umana. Dovremmo respingere qualsiasi modo di pensare che riduce la persona a una mera collezione di tratti e obiettivi raggiunti. Ricordare a voi stessi che voi e le vostre performance non sete la stessa cosa, e che il vostro valore non risiede nelle abilità, ma piuttosto nell’ineffabile totalità della vostra persona. Resistere al richiamo di provare a “misurare”: anche se le persone possono quantificare la vostra forza, la vostra performance o la vostra intelligenza, quel che ci rende persone di valore non può essere segnato su un tabellone.
In secondo luogo, occorre sottoporre i vostri miglioramenti a una continua valutazione critica. Più i device giorno per giorno si sovrappongono alla nostra esistenza, più difficile sarà immaginare la vita in una modalità differente. La nostra crescente consapevolezza dei costi dello stare costantemente sui nostri smartphone in termini di attenzione ed emozioni, per esempio, non sembra tradursi in un loro minor uso. Una volta che i biopotenziamenti chimici di materiale complesso saranno interiorizzati e considerati parte del corpo, immaginare di valutare i costi e i benefici del “tirarsi fuori” – soprattutto se tutti si stanno “potenziando” – sarà più difficile che mai. Quello di cui abbiamo bisogno, in breve, è un atto di fantasia piuttosto radicale: immaginare una realtà in cui alcuni dei più basilari dispositivi e abitudini della vita di tutti i giorni sono stati temporaneamente rimossi. Potrebbe prendere la forma di una esplorazione a metà strada tra il serio e il faceto, attraverso cui “tastare” i limiti delle proprie abitudini.
Infine, selezionate potenziamenti per voi stessi con un occhio di riguardo per il vostro arricchimento, piuttosto che per la competizione o il successo. Nello scegliere una modifica particolare, la vostra prima domanda potrebbe essere: “Quali cose che non potevo fare prima mi permette di fare ora?”. Ma una domanda diversa sarebbe più utile: “In che modo questa nuova capacità potrebbe contribuire alla qualità della mia vita complessiva?”. Alcuni potrebbero additarvi come luddisti o romantici che guardano al passato. Ma l’obiettivo è ragionevole: concentrarsi su cosa importa realmente per vivere una buona vita, piuttosto che un’esistenza semplicemente potenziata, e stabilire i pro e contro di ogni modifica da questa prospettiva. Altre domande che potreste fare a voi stessi sono: quali sono le attività che trovo più soddisfacenti? Che tipo di amicizie voglio avere, e come voglio trascorrere la mia vita con queste persone? Che tipo di lavoro trovo più significativo? Quanto spazio lascio per la solitudine e il silenzio nella mia vita?
Come esseri umani, non siamo semplicemente esseri organici che impiegano protesi per far fronte ai nostri bisogni. Quegli strumenti e quelle tecnologie divengono parte di ciò che siamo, quindi dobbiamo stare attenti a cosa usiamo e come lo usiamo. Il confine sfumato tra persona e prodotto è già presente e, per certi versi, caratteristica inevitabile della società. Ma l’avvento del biopotenziamento porta il fenomeno a un altro livello. Se lo respingeremo, dobbiamo cominciare già oggi a porci domande difficili su noi stessi, e a mettere in pratica le scelte e le innovazioni che ci manterranno più vivacemente e creativamente umani. Questo potrebbe rivelarsi il vero potenziamento.
L’articolo originale è apparso su Aeon. Traduzione di Bruno Formicola.