È noto che l’era in cui viviamo è caratterizzata da molteplici e significative trasformazioni, che interessano ogni sfera della quotidianità: il mercato del lavoro, le politiche, la partecipazione civile, i consumi, gli stili di vita, l’approccio al futuro (Colombo, Leonini, Rebughini, 2017). Rispetto a quest’ultimo ambito, è possibile osservare che nel passaggio dalla modernità alla post-modernità, la semantica del futuro ha subìto un «cambio di segno» (Benasayag, Schmit, 2004). Se nella modernità, infatti, il futuro ha rappresentato il tempo delle possibilità e delle sperimentazioni, una dimensione temporale pianificabile, controllabile e influenzabile soggettivamente (Leccardi, 2008), nella società contemporanea – contraddistinta da nuove condizioni di incertezza, generate dall’erosione dei sistemi di integrazione sociale (lavoro, welfare e famiglia) e dalla conseguente fine dell’epoca salariale (Ranci, 2002) – ha iniziato ad assumere confini indeterminati e indeterminabili.
Il futuro, difatti, nella contemporaneità non ha più le caratteristiche del futuro aperto (Adam, 2006) che caratterizzava la modernità bensì diviene una dimensione temporale ancora più fluida e meno prevedibile (Leccardi, 2005, 2010) a causa della progressiva perdita della sicurezza e della controllabilità – perdite accentuate ancor di più dall’esperienza della crisi (Occhionero, Nocenzi, 2012). Ciò ha contribuito a diffondere la convinzione collettiva di una scarsa governabilità del futuro, di un futuro liquido (Bauman, 2014) sempre più sfuggente, un tempo incerto e carico di rischi, quasi più un limite che una risorsa per la propria capacità progettuale (Leccardi, 2010).
La nuova semantica del futuro ha conseguenze significative sul racconto biografico degli individui, infatti, appare evidente che gli orizzonti progettuali tendono a contrarsi per tutti, giovani e meno giovani (de Lillo, 2005; Mandich, 2012). Sono, però, le nuove generazioni a essere colpite significativamente da questo cambio di segno del futuro poiché, essendo socialmente chiamate a definire la propria biografia e a sviluppare la propria capacità progettuale – principio organizzatore della vita – necessitano di spostare lo sguardo più in là nel tempo e di approcciare, dunque, al futuro.
Nonostante numerose ricerche abbiano messo in luce che, tra le giovani generazioni, molti non riescano a gestire il proprio tempo in vista del futuro, rimanendo così “immobili” (Cavalli, 2007) senza alcuna proiezione verso l’avvenire e senza voglia di fare, è altrettanto vero che c’è chi, con una consapevolezza del tutto nuova rispetto al passato, non rinuncia a conservare il senso di futuro (Leccardi, 2010) dando forma, concretezza e direzione alla propria biografia in vista dell’avvenire, spesso attraverso strategie riflessive innovative scaturite daorientamenti temporali alternativi e visioni del futuro differenti.
L’intento di questo contributo è quello di mostrare quali sono le visioni del futuro che i giovani nati e/o cresciuti a Napoli sviluppano nel corso della costruzione della propria biografia, considerando il contesto sociale nebbioso che caratterizza la contemporaneità. Le visioni del futuro individuate – organizzate in una tipologia (Sarnataro, 2017) – sono state elaborate a partire dalle storie di vita raccolte a Napoli nell’ambito della ricerca finanziata dal Miur-Prin 2010-2011 “Pratiche sostenibili di vita quotidiana nel contesto della crisi: lavoro, consumi, partecipazione” che ha previsto un programma il cui scopo è stato quello di indagare sulle condizioni e sulle prospettive di vita dei giovani attraverso una metodologia di tipo qualitativo[1].
La suddetta tipologizzazione delle visioni del futuro è stata creata condividendo quella prospettiva teorica che mira a studiare il futuro a partire dalla sua relazione con il presente[2]; essendo, infatti, la dimensione temporale del “non ancora” (Jedlowski, 2017), il futuro costituisce un oggetto di studio molto complesso per cui un modo proficuo per studiarlo e renderlo, dunque, uno strumento di analisi sociale, è leggerlo a partire dalla sua relazione con il presente, individuando ed analizzando alcune coordinate-chiave utili a operativizzare il concetto stesso di futuro.
Nel caso della costruzione della tipologia (Sarnataro, 2017), oggetto del presente contributo, le coordinate di riferimento individuate – che costituiscono il punto di partenza dell’analisi effettuata – sono essenzialmente due: le mete e i mezzi.