L’evoluzione costante dei sistemi produttivi attraverso investimenti in automazione e digitalizzazione apre a una nuova domanda di servizi e a un travaso di occupazione. Una ricerca commissionata dalla Commissione europea (2020) fa il punto sui lavori che scompariranno per effetto dell’automazione, stimandone la perdita nei prossimi dieci anni dal 20% al 57%. Di fatto, non sappiamo cosa saranno i nuovi lavori. Il punto certo è che richiederanno capacità critica, creatività, le cosiddette soft skills. La ricerca conclude sulla necessità di implementare una nuova infrastruttura delle policy per alimentare le «soft skills, schemi critici per analizzare il presente». La chiave di lettura di questa tematica può essere colta solo andando alla radice, comprendendo che si è in una fase di passaggio tra due epoche articolate su due assi antropologici diversi.
I cambiamenti dei sistemi produttivi sono strutturali e possono individuarsi tre paradigmi fondamentali intorno ai quali questi si stanno sviluppando: 1) i processi di produzione, dalla fase ideativa a quella esecutiva, sono caratterizzati da una continua e sistematica collaborazione tra la mente umana e l’intelligenza artificiale; 2) la vendita e la distribuzione dei prodotti tramite Internet e le piattaforme tecnologiche trasformano il modo di fare business e condizionano il ciclo di produzione e vendita del prodotto come lo abbiamo concepito sino a oggi; 3) il ruolo attivo del consumatore e del crowdsourcing nello sviluppo del core business aziendale ridefinisce i modelli organizzativi aziendali (cfr. McAfee e Brynjolfsson, 2017).
In relazione al primo aspetto, relativo alla centralità della relazione tra mente umana e intelligenza artificiale nei processi produttivi, appare ormai superato affidare all’intelligenza umana l’esclusività dell’attività creativa. La grande capacità dell’uomo è quella di sviluppare comportamenti adattivi partendo dal suo potenziale. Ciò significa sviluppare a monte modelli di comportamento e modelli educativi che focalizzano la conoscenza dell’intelligenza artificiale e allo stesso tempo la comprensione di come sviluppare e specializzare l’intelligenza biochimica. Purtroppo si assiste a un modello culturale che assimila il funzionamento della mente umana a quello dell’intelligenza artificiale, provocando, di fatto, una subordinazione quantitativa della prima per effetto della rapidità dell’apprendimento di informazioni molto maggiore dell’intellingenza artificiale rispetto alla nostra.
Il secondo paradigma relativo alla relazione tra sistema della produzione e sistema della distribuzione/vendita per piattaforme digitali vede uno sbilanciamento a favore di queste ultime, che hanno assunto una posizione dominante estraendo un valore superiore rispetto a quello creato. Questo paradigma di cambiamento si contestualizza in un modello di economia immateriale in cui hanno sempre più valore brevetti e marchi e perdono di valore macchine e processi produttivi.
Il terzo paradigma, che si basa sulla relazione tra lo sviluppo della vision, mission e strategia di processo e prodotto aziendali e il ruolo dei consumatori, alimenta nuovi modelli di organizzazione aziendali sempre più snelli e distribuiti, in cui l’apporto di conoscenze è sempre più determinato dalla gente comune.