Un’utopia possibile
Se potessimo rigenerare le cellule, i tessuti e gli organi del nostro corpo a mano a mano che si corrompono, se potessimo riprogrammare le cellule come se fossero un software, se potessimo in altre parole fermare l’invecchiamento dell’intero organismo, potremmo prolungare la nostra vita illimitatamente. Senza dubbio morremmo comunque, in un incidente o per una malattia ancora sconosciuta, ma non saremmo più soggetti a quel lento, inesorabile, crudele processo degenerativo chiamato invecchiamento, che ci imbruttisce, indebolisce e uccide, giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto. Se riuscissimo a fermare l’invecchiamento, non potremmo più stabilire a priori, nemmeno approssimativamente, la lunghezza della vita di un individuo.
Quello dell’eterna giovinezza è uno dei sogni più antichi dell’uomo. Un sogno che, se realizzato, avrebbe molte implicazioni politiche e sociali. Dalla scoperta dell’elisir di lunga vita potrebbe nascere una società utopica, simile alla Nuova Atlantide immaginata da Francesco Bacone: una società governata da sapienti, capace di dominare le potenze della natura, in cui tutti i cittadini vivono a lungo, felici e in salute. Oppure, potrebbe nascere una società distopica, dove solo una classe di privilegiati avrebbe accesso alle terapie di ringiovanimento, mentre le classi inferiori sarebbero condannate a vivere nella condizione attuale, ma con l’ulteriore rammarico di dover rinunciare a un miracolo a portata di mano.
Il vecchio sogno degli alchimisti si è ripresentato all’alba del nuovo millennio grazie agli sviluppi della medicina rigenerativa e, in particolare, delle terapie a base di cellule staminali (de Grey, 2016). La nuova pietra filosofale è la clonazione terapeutica. Il mercato che potrebbe nascere attorno a questo sviluppo della biomedicina sta già oggi attirando ingenti capitali. Google, nel 2012, ha nominato direttore scientifico dell’azienda il guru del transumanesimo, Ray Kurzweil. Il 16 giugno 2013, all’evento Global Futures 2045, Kurzweil ha stupito la platea con una delle sue profezie: «Somewhere between 10 and 20 years [from now], there is going to be tremendous transformation of health and medicine. By treating biology as software and reprogramming cells to treat diseases and other ailments, humans have already made tremendous progress in medicine. These will be 1,000 times more powerful by the end of the decade. And a million times more powerful in 20 years» (Cohan, 2013). Lo stesso anno Google ha fondato Calico (acronimo per California Life Company), una società di biotecnologie che ha immediatamente annunciato un investimento di 250 milioni di dollari, con l’obiettivo di sconfiggere l’invecchiamento. Il gigante farmaceutico AbbVie, con sede a Chicago, ha annunciato che collaborerà al progetto mettendo subito in campo altri 250 milioni di dollari. Entrambe le aziende si sono inoltre impegnate ad aggiungere all’investimento iniziale mezzo miliardo di dollari ciascuna, facendo arrivare la cifra complessiva alla stratosferica cifra di un miliardo e mezzo di dollari (Popper, 2014). Questi investimenti fanno comprendere che si tratta di un’utopia possibile. Fermare la morte non è più soltanto il sogno di tecnofili visionari. Ora, è il progetto di potenti multinazionali. Ma la strada verso l’eterna giovinezza è irta di ostacoli, di natura tecnica e morale. Questo articolo propone una panoramica dei progressi tecnici nel campo della medicina rigenerativa e prende in esame alcuni dilemmi etici da essi generati.