Il settore dei futures studies sta cambiando. Non solo negli approcci metodologici, nel fondamento epistemologico del ragionamento sul futuro, o a causa dei diversi sviluppi sociali e tecnologici, ma anche a causa della dimensione “politica” in cui sono inseriti i futuristi e gli esperti di previsione. All’indomani degli anni Sessanta il settore dei futures studies fu oggetto di un cambiamento di paradigma e di un “cambiamento globale” nel pensiero sul futuro. Il settore dei futures studies divenne globalizzato. Se negli anni Cinquanta e Sessanta era dominato dalla cibernetica e dall’analisi dei sistemi, negli anni Settanta mutò con l’emergere di una nuova consapevolezza sociopolitica sull’importanza del pensiero ecologista, della sostenibilità e della visione “postmoderna” o “critica modernista” sul rapporto tra uomo e realtà, e tra uomo e natura. Come ha detto Jennifer Gidley:
Negli anni Sessanta, quando i futures studies iniziarono a emergere come disciplina accademica, erano in atto importanti cambiamenti nel modo in cui la ricerca scientifica veniva concepita e praticata. C’erano sviluppi dirompenti nei sistemi di pensiero e di conoscenza destinati a segnare un cambiamento di paradigma da una visione del mondo industriale associata al positivismo, al modernismo, alla specializzazione e al ragionamento formale, a visioni del mondo post-industriale associate al post-positivismo, all’integrazione e al ragionamento post-formale. (Gidley, 2016)
Questo cambiamento, tuttavia, è iniziato più di cinquant’anni fa. Partendo dal presupposto che anche oggi il mondo è soggetto a cambiamenti fondamentali, dobbiamo chiederci quali potrebbero essere oggi i grandi cambiamenti di paradigma nel ragionamento sul futuro, nelle prospettive socio-politiche e, non da ultimo, nelle relazioni tra ciò che consideriamo “umano” e ciò che consideriamo “naturale”. Il nuovo millennio ci ispira non solo a pensare a lungo termine alle opportunità per l’umanità in questa nuova era; i primi anni del millennio sono anche segnati da cambiamenti socio-politici che il mondo non ha mai visto prima. L’ordine mondiale che ci è familiare sta cambiando rapidamente. Non c’è bisogno di avere inclinazioni profetiche per supporre che la società cambierà significativamente nei prossimi anni. La situazione geopolitica odierna è più turbolenta che negli ultimi decenni. Per prepararci, dobbiamo rafforzare la nostra capacità di pensare a lungo termine e impegnarci a un grado molto più elevato negli studi e nella ricerca sul futuro.
Sfide socio-politiche globali
Da un lato, abbiamo il Presidente Trump negli Stati Uniti, con il conseguente declino dell’importanza degli Stati Uniti come attore geopolitico. La percezione di ciò che è vero e di come deve essere gestita la verità è minacciata dall’uso e dall’abuso, tra l’altro, delle tecnologie dell’intelligenza artificiale e dei social media. In Russia abbiamo Putin e le nuove “strategie di intelligence anti-occidentale”, una nuova e moderna forma di intelligence e propaganda che è molto più difficile da percepire e allo stesso tempo minaccia le istituzioni della conoscenza consolidate, come il mondo accademico e i media. Le società democratiche e le elezioni sono soggette a massicce operazioni di “trolling” e manipolazioni, e la questione della politica climatica e della protezione ambientale non viene risolta, sebbene sia all’ordine del giorno da più di mezzo secolo nell’agenda politica. In Turchia e in alcuni Stati dell’ex blocco orientale, il patriottismo nazionalista viene riscoperto in modi che solo pochi di noi ritenevano possibili solo qualche anno fa. L’Europa è caratterizzata dalla stagnazione economica, dalla Brexit e dall’emergere di massicci movimenti populisti. Ad esempio, diversi Stati dell’Europa dell’Est si stanno orientando verso un sistema oligarchico, trascurando i valori europei e moderni fondamentali.
In Asia, la Cina è forse sulla strada della sua prima grande crisi economica, pur dimostrando risultati strabilianti sia nella ricerca che nello sviluppo. Allo stesso tempo, i cinesi stanno introducendo un inquietante sistema di credito sociale che è causa di preoccupazione nelle società più aperte e liberali. Il Giappone è ancora caratterizzato dalla stagnazione. Il Medio Oriente è in fiamme. Gruppi fondamentalisti come l’ISIS hanno fatto grandi progressi per molto tempo senza che la civiltà abbia trovato una buona ricetta per contrastare forze così estreme. Minacciose pandemie emergono sempre più frequentemente. La differenza tra poveri e ricchi è più grande che mai. In Europa, ci troviamo di fronte a cambiamenti e a sfide di portata storica. Inoltre, dobbiamo affrontare sfide demografiche del tutto nuove in materia di migrazione e invecchiamento, che coinvolgono i cittadini e la politica. E potremmo continuare. Sembra che non esistano limiti alle minacce al nostro benessere.