Anche se oggi l’attenzione di parte del dibattito bioetico italiano e internazionale è comprensibilmente rivolta alle questioni morali e giuridiche dalla gestazione per altri (GPA), con questo contributo si vuole provare a immaginare alcune problematiche che nel futuro potrebbero emergere con lo sviluppo dell’ectogenesi. Domani, infatti, la gestazione degli embrioni e dei feti potrebbe avvenire anche in uteri artificiali. Il momento della fecondazione potrebbe avvenire in laboratorio (cioè, in vitro) come avviene oggi negli interventi di riproduzione assistita ma, dopo il concepimento, gli embrioni prodotti non sarebbero più trasferiti nell’utero di una donna, bensì in una macchina che, vicariando le principali funzioni svolte oggi dal corpo umano, permetterebbe loro di completare lo sviluppo fino alla formazione di nuovi individui.
Anche se la produzione di un utero artificiale non sembra semplice, le difficoltà non sembrano veramente insormontabili in quanto si tratterebbe di «riprodurre artificialmente un insieme di membrane e di meccanismi di scambio che assicurano il funzionamento di una placenta, del liquido amniotico, delle membrane e delle pareti dell’utero che costituiscono l’ambiente normale di un embrione durante la gravidanza» (Atlan, 2006). Abbiamo già avuto occasione di confrontarci con queste preoccupazioni e di mettere in luce la chiara debolezza delle principali critiche avanzate nei confronti dell’ectogenesi (Balistreri, 2016). Anche se, cioè, è importante confrontarsi con i rischi che l’ectogenesi apre, tuttavia non sembrano esserci ragioni per ritenere che un’eventuale perfezionamento della gravidanza extra-corporea sarebbe intrinsecamente inaccettabile. Al contrario, essa potrebbe essere molto vantaggiosa sia per quelle persone che, oggi, vorrebbero avere un figlio, ma che non possono portare avanti una gravidanza che per quelle che, pur non avendo problemi, preferirebbero non avere una gravidanza. Nelle pagine che seguiranno, pertanto, si assumerà, come punto di partenza, che l’accettabilità morale della gravidanza extra-corporea sia stata già mostrata e ci si concentrerà sulle conseguenze che la sua introduzione avrà, prevedibilmente, sulla vita delle persone e, soprattutto, sulla loro libertà riproduttiva. Al centro dell’analisi sarà la questione se, al tempo della gravidanza extra-corporea, le persone avranno ancora il diritto di interrompere lo sviluppo dell’embrione. Immaginiamo, ad esempio, una persona che ricorre all’utero artificiale e avvia, quindi, la procedura per il concepimento e, poi, per il primo sviluppo dell’embrione. Questa persona potrà ancora chiedere la distruzione del proprio embrione? Oppure, considerato che quest’embrione può sopravvivere al di fuori del corpo umano, esso merita ormai un diritto alla vita che nessuno dovrebbe mettere in discussione?