Guerra nel Metaverso
Parafrasando la massima dello stratega prussiano Karl von Clausewitz, da “La guerra non è che la continuazione della politica con l’aggiungersi di altri mezzi” (Clausewitz, 1997) in “La guerra non è altro che la continuazione dell’economia con l’aggiungersi di altri mezzi”, appare chiaro fin da subito che l’intelligenza artificiale, incluse tutte le applicazioni del Metaverso, sono il punto focale della guerra del presente e soprattutto quella del futuro. Secondo infatti l’ultimo report di McKinsey (2022), nel 2030 il Metaverso varrà più di 5 trilioni di dollari e sarà utilizzato nel mondo della cultura, soprattutto per musei e festival, per la divulgazione artistica a livello mondiale in tempo reale con costi decisamente minori rispetto ai macro eventi attuali, nel turismo per viaggi più inclusivi e immersivi, dal marketing delle piccole e grandi imprese, per espandere il potere di appeal e vendita di prodotti e servizi, e soprattutto nel settore militare per l’addestramento e per compiere azioni belliche in tempo reale.
La parola Metaverso è un termine coniato da Neal Stephenson nel romanzo cyberpunk Snow crash (1992) per indicare uno spazio tridimensionale all’interno del quale persone fisiche possono muoversi, condividere e interagire attraverso avatar personalizzati. Secondo la definizione di Treccani (2013) il Metaverso viene descritto come
un enorme sistema operativo, regolato da demoni[1] che lavorano in background, al quale gli individui si connettono trasformandosi a loro volta in software che interagisce con altro software e con la possibilità di condurre una vita elettronica autonoma. Questo sistema è regolato da norme specifiche e differenti dalla vita reale e il prestigio delle persone deriva dalla precisione e dall’originalità del rispettivo avatar.
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