Secondo le stime ufficiali dell’ONU, alla fine del secolo corrente la popolazione mondiale potrà raggiungere gli 11 miliardi di individui. Per contro, secondo studi recenti effettuati presso l’University of Washington, per quella data la metà della popolazione mondiale potrebbe essere colpita da una profonda crisi alimentare, e c’è chi sostiene che le risorse naturali potranno sostenere la vita di solo un miliardo di persone.
Questi numeri e circostanze dipingono per le generazioni prossime (parliamo dei nostri figli e nipoti) un possibile futuro catastrofico che potrebbe dar luogo finanche a un vero nuovo olocausto.
Ovviamente c’è chi sostiene che l’umanità sia una sorta di macchina che “aggiusta” il suo funzionamento per adattarsi all’ambiente e alle condizioni in cui si viene a trovare. Ma la riduzione della crescita della popolazione, con minore aggravio sul consumo delle risorse naturali, non può avvenire che in due modi:
- Violento e traumatico: guerre, epidemie e stragi in genere (appunto un vero e proprio olocausto)
- Programmato: controllo delle nascite.
Nessuno si augura un’evoluzione secondo il primo modo, che produrrebbe fortissime instabilità politiche e sociali con una conseguente, radicale regressione del livello di civilizzazione e ritorno ai livelli di diversi secoli precedenti. Se si realizzerà il secondo modo, noi italiani sappiamo già bene cosa succederà: l’età media della popolazione aumenterà rapidamente, con una forte perdita del vigore tipico dei giovani, mentre al contempo aumenterà la depressione e la decadenza.
Ciò che invece è necessario è una nuova visione del mondo basata sul concetto secondo cui la civiltà deve espandersi al di là della nostra amata Madre Terra; muoversi nello spazio geo-lunare esattamente come ci si muove in auto o in aereo e vivere il Quarto Ambiente dell’Uomo non solo per obiettivi scientifici ma per il semplice sviluppo della vita. Perché questo sia possibile, è necessario che si sviluppi quello che chiamiamo Umanesimo Astronautico, caratterizzato da una visione unificante simile a quella che nel XVI secolo produsse il Rinascimento e l’Umanesimo e trasformò il Vecchio Mondo. Quello di cui abbiamo bisogno e cioè un Rinascimento Spaziale.
Gli sviluppi tecnologici nell’ambito delle attività spaziali dimostrano ampiamente che le basi per dare luogo a questo nuovo scenario esistono o sono alla portata dell’Uomo. Se ci renderemo conto di questa grande opportunità, non possiamo non riconoscere che lo sfruttamento delle risorse naturali esistenti nel sistema solare (energia prima di tutto, ma anche elio-3, terre rare, materiali pesanti, ecc.) creerà milioni di posti di lavoro sia sulla Terra che nello spazio, dando vita a quella che potrebbe essere la più grande rivoluzione economico-culturale di sempre.
Noi crediamo che l’Italia abbia grandi risorse e che sia in grado di dare un contributo importante al nuovo rinascimento, sia in Italia che nel mondo. Abbiamo la presunzione di dire che, questa volta, se la rinascita non inizierà in Italia, non ci sarà affatto. La nostra azione si concentra sul turismo spaziale perché è oggi l’unico settore in ambito spaziale con un potenziale di crescita industriale e commerciale intrinseco. Infatti, si può dire che siamo in questo campo agli albori di un percorso ormai definito e del tutto simile a quello compiuto dall’automobile nel XIX secolo e ancora di più a quello dell’aviazione nel XX secolo. Secondo le stime attuali, lo sviluppo del turismo spaziale nel corso del XXI secolo seguirà un percorso di numeri e fattori economici molto simile a quello dell’aviazione commerciale (che per similarità possiamo chiamare “turismo aeronautico”).
Ma turismo spaziale anche per un altro motivo. Queste due parole rappresentano infatti una perfetta sintesi di due concetti fondamentali:
- spingere verso un accesso allo spazio di routine, più efficiente ed economicamente sostenibile, come fattore chiave per ogni possibile attività nello spazio. Ricordiamo che dallo sbarco sulla Luna nel lontano luglio 1969, il costo di accesso allo spazio è sostanzialmente invariato e pari a 20.000 $/kg, un valore troppo elevato per la vera industrializzazione dello spazio. Avvicinare l’aeronautica allo spazio è chiaramente oggi la strada principale e i progetti di turismo spaziale già disponibili lo stanno dimostrando;
- utilizzare lo spazio non solo per scopi scientifici come facciamo oggi.
L’Italia ha una buona reputazione a livello mondiale come progettista e produttore nel settore dell’aviazione generale. Uno dei primi tre produttori di velivoli leggeri è italiano con alcune migliaia di velivoli operativi nel mondo. D’altra parte, l’Aeroclub d’Italia è una delle più antiche istituzioni del genere del mondo. Queste sono condizioni importanti per lo sviluppo di capacità nazionali con le quali poter offrire a tutti e a basso costo l’opportunità di sperimentare la sensazione fisica di bassa gravità tipica del Quarto Ambiente. Lo sviluppo di tale capacità è una questione completamente aeronautica e richiede uno sforzo molto limitato in quanto il problema principale è quello di definire le specifiche di volo, la sicurezza, e le procedure di autorizzazione. Anche pienamente aeronautico è lo sviluppo della capacità di realizzare voli parabolici per periodi relativamente più lunghi con livelli residui di gravità più bassi, utilizzando velivoli italiani disponibili. Questo potrebbe essere il caso del Piaggio P180 Avanti e/o dell’Alenia Aermacchi C-27J che richiederebbero alcune modifiche tecniche oltre che attività in ambito specifico di volo, sicurezza e procedure di autorizzazione. Essendo caratterizzato da quote più alte, spazio interno maggiore, potenza del motore superiore rispetto al volo dei velivoli dell’aviazione generale, questa configurazione è adatta per permettere all’utente di sperimentare i comportamenti fisici e psicologici delle condizioni di microgravità spaziali.
Negli ultimi anni alcune aziende private si stanno avvicinando al volo spaziale con una filosofia di basso costo, in grande contrasto con quella seguita dalle agenzie governative negli anni passati. Scaled Composite ha lanciato per la prima volta la navetta SpaceShipOne (SS1) nel 2004. Il veicolo ha raggiunto 100 km di quota su una traiettoria suborbitale, trentasei anni dopo l’X-15 sviluppato dalla NASA a cavallo tra anni ‘50 e ‘60. La società sta attualmente effettuando i test di qualifica di una versione ingrandita della SS1, chiamata SpaceShipTwo (SS2), che è destinata al trasporto di passeggeri per un volo sub-orbitale spaziale di breve durata ad un prezzo di circa 200mila €, con voli commerciali a partire dal 2014. Questo volo suborbitale deve consentire ai passeggeri di sperimentare assenza di peso per qualche minuto e vedere un’ampia area della Terra con la sua curvatura. Altri progetti che sono inclusi in questa cornice sono il BSP Ascender, l’EADS Rocketplane e l’XCOR Lynx. L’aviazione evolverà abbastanza presto verso sistemi ad altissima velocità. In questo scenario, emergeranno nuovi progettisti e produttori di velivoli ipersonici e nuove compagnie aeree in grado di offrire tali funzionalità. Guardando poi alle tecnologie disponibili provenienti sia dal settore tradizionale aeronautico che spaziale, il progetto HyPlane sta dimostrando che l’uso di un adeguato mix di queste tecnologie rende tecnicamente possibile progettare e realizzare un piccolo spazioplano da sei posti capace di volare alla velocità di Mach 4-5, in grado di decollare e atterrare orizzontalmente all’interno del sistema di norme che disciplinano gli aeroporti comuni. Tale velivolo può realizzare un volo caratterizzato da una serie di parabole da turismo spaziale fino a quote di oltre 60 km, ma può anche volare per distanze di 6000 km in meno di due ore a oltre 30 km di quota. I vantaggi di decollare senza l’aiuto di un aereo madre, di realizzare un certo numero di parabole per voli di turismo spaziale invece di una sola, anche se alla quota massima di 60 km, e di realizzare voli punto-punto con crociera a 30 km di quota e ad alta velocità, suggeriscono di parlare di Space Tourism 2.0, allargando l’orizzonte verso i passi successivi.
In conclusione, guardando al ciclo di vita dello sviluppo e diffusione delle grandi tecnologie durante l’Era Industriale, crediamo che il nuovo ciclo, ossia la prossima rivoluzione industriale, non possa essere altro che l’Età dell’Industria Spaziale, e che l’Italia abbia le potenzialità per non arrivare buona ultima in questa nuova avventura dell’umanità.