Le città incarnano le nostre identità collettive e danno forma al nostro futuro, in termini sociali, economici e politici (Glaeser, 2011). Qui la questione della democratizzazione dei futuri o della loro colonizzazione diventa un campo di esplorazione, riflessione e pratiche.
L’oggetto di questo articolo è il progetto Felicità Civica (FC), che si è posto l’ambizione di ampliare la voice (Barbera, 2020) sui cambiamenti sociali di Torino a una parte della cittadinanza solitamente esclusa dai processi di decisionali. La voice dei cittadini è stata declinata come campo d’azione dove articolare non solo visioni, ma anche progetti concreti. Il futuro è diventato il pretesto per riprogettare il presente.
Il progetto è stato ispirato dal rapporto Censis 2019 sulla situazione sociale del Paese, dove l’Italia veniva presentata come il “Paese del rancore”, della mobilità sociale congelata, dell’aggressività verbale sui social network. Da qui l’idea di utilizzare i metodi degli Studi di Futuro per connettere le energie positive presenti nella società civile torinese e per abituarle a ragionare in maniera prospettica, definendo obiettivi e sfide di lungo termine, promuovendo interazioni ma anche provocazioni verso i decisori istituzionali. L’arrivo della pandemia globale, pur cambiando l’ordine di alcune priorità, ha confermato il bisogno di rafforzare la capacità di aspirare e di tradurla in azione.
L’articolo intende rispondere alla domanda se la promozione di una visualizzazione condivisa di futuri possibili e desiderabili porti a una capacità di aspirazione (Appadurai, 2013), quindi anche una “capacitazione” (Sen, 2001) delle comunità. Le risposte a questa domanda riguardano qualsiasi progetto di democratizzazione di futuri collettivi e possono suggerire interessanti innovazioni negli usuali processi partecipativi.
La prima parte è dedicata alle premesse del progetto Felicità Civica e alla letteratura che si è occupata di felicità urbana e di “futuri aspirazionali” nelle città. Nella seconda parte viene presentato l’originale mix metodologico con cui si è coinvolta la cittadinanza nello sviluppo di visioni sul futuro desiderabile per Torino al 2040. La terza è dedicata ai risultati, mentre nella quarta e ultima parte sono citati i primi sviluppi comunitari successivi al progetto. Nella realtà civica del quartiere di San Salvario, il visioning partecipativo sembra già generare impatti positivi nella vita della comunità.