Che tipo di futuro l’Unione europea costruisce e anticipa nei suoi documenti politici? La domanda è importante perché i documenti possono essere visti come fatti sociali. Questi sono ufficialmente concordati tra gli Stati membri e/o diffusi tramite le comunicazioni della Commissione europea. Tali fatti sociali influenzano il nostro futuro in molti sensi. Tra le altre cose istituiscono il paesaggio culturale in cui gli attori possono muoversi indirizzando la loro immaginazione verso determinati percorsi e chiudendone altri, incorniciano la realtà istituzionale in cui l’azione deve avvenire, e, infine, sono anche documenti amministrativi attuati dalle istituzioni dell’UE e dei suoi Stati membri.
L’Unione europea è un curioso attore politico. Si impegna in affari internazionali attraverso l’esternalizzazione delle sue politiche economiche e sociali legate al mercato e misure di regolamentazione (Damro, 2012). Allo stesso tempo, l’UE anche a livello normativo si distingue per la particolare identità che determina il suo ruolo negli affari internazionali (Manners, 2002). Noi sosteniamo che entrambi gli aspetti debbano essere presi in considerazione al momento di definire l’identità dell’Unione europea come un “impero”.
Analisi dei documenti politici
L’Unione europea ha lanciato due piani politici ambiziosi al più generale livello di “definizione degli obiettivi”. Il primo di questi è stata la strategia di Lisbona nel 2000 e la seconda è stata la strategia Europa 2020 nel 2010. In queste strategie l’idea di fondo è che l’UE deve rispondere alle sfide globali e ai cambiamenti sociali nelle società europee con un insieme comune di piani politici.
Qui siamo particolarmente interessati alla strategia Europa 2020. Composta nel bel mezzo di una crisi finanziaria globale, la missione dell’Unione europea in questo documento è definita in senso di «trasformare l’UE in un’economia intelligente, sostenibile e inclusiva caratterizzata da alti livelli di occupazione, produttività e coesione sociale». Noi studiamo il modo in cui la strategia Europa 2020 e la relativa documentazione della politica commerciale si sposano con le caratteristiche fondamentali della realtà, e le relazioni tra le entità di quella realtà. Lo studio della costruzione di identità politiche inizia necessariamente dallo studio di quelle categorie attraverso cui la realtà è descritta (Heiskala, 2014a e 2014b). Questo può essere inteso come lo studio delle articolazioni dei concetti che descrivono le caratteristiche essenziali della realtà (Heiskala, 2003). In questo modo, il nostro obiettivo è molto vicino a quello della sociologia della conoscenza, nell’accezione di Berger e Luckmann (1966). Anche noi cerchiamo un “universo simbolico” implicito nei documenti analizzati.
La strategia Europa 2020 come visione del mondo
L’immediata osservazione che si fa riguardo la strategia Europa 2020 è che si occupa prevalentemente di questioni economiche. L’UE è definita nelle frasi centrali e più importanti come un’economia e la realtà sociale non è che un suo riflesso, osservata e valutata meramente dal punto di vista economico. Ma la cosa curiosa è che il significato stesso della parola “economia” non è affatto ben definito e si presume che sia auto-evidente a tutti. È chiaro che il concetto di “economia” ha più di una funzione. Da un lato esso definisce l’identità dell’Unione europea come istituzione e potere sociale che si occupa di “economia”. D’altra parte, “economia” in questi documenti indica un sistema sociale, una struttura sociale e un processo sociale.
L’idea di base del piano Europa 2020 è quello di presentare un modello di crescita per l’economia europea. L’obiettivo è quello di migliorare la competitività dell’UE, mantenere il modello di economia di mercato sociale europeo e migliorarne l’efficienza delle risorse. Le priorità espresse nel piano sono una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Questi tre obiettivi dovrebbero fornire la soluzione per migliorare la competitività dell’Europa a livello globale e offrire un modo per affrontare le sue debolezze sociali in una prospettiva a lungo termine.
Un’analisi categorizzante del concetto di “economia” all’interno del documento Europa 2020 dimostra come questo sia utilizzato in tre dimensioni discorsive differenti: spaziale, temporale e pratica. Il documento parla di economia come un fenomeno spaziale in due classi: “la nostra economia” e “altre economie” (l’economia mondiale, le economie emergenti e quelle avanzate). L’UE è considerata un grande e unico sistema economico che fa concorrenza nel sistema economico globale ad “altre economie”. La dimensione temporale ha due registri: l’attuale economia e la futura nuova economia. L’attuale economia è in uno stato di crisi e necessita di una revisione. Il registro del futuro ne descrive normativamente lo stato desiderabile – “smart” (basata sulla conoscenza e sull’innovazione, efficiente nell’impiego delle risorse), “sostenibile” (verde, bio, a basse emissioni di carbonio, resiliente) e “inclusiva” (ad alto tasso di occupazione e che favorisca la coesione). La terza dimensione discorsiva dell’economia nel documento Europa 2020 definisce le qualità di “economia” come pratiche sociali in quattro repertori dialettici. L’economia come “processo sociale”, sottolineandone la natura dinamica e mutevole e le qualità “economiche” delle cose. Processi sociali specifici hanno potenziale economico, o creano coesione economica, sicurezza o benefici. L’economia “in crisi” definisce l’economia come un sistema sociale disfunzionale, usurato. Il repertorio di “economia come struttura sociale” descrive il sistema economico come un oggetto a motivi geometrici e relativamente stabile: l’economia è divisa in settori, modelli, prospettive e situazioni. Il quarto repertorio qualifica l’economia come un “oggetto di governo”. Governance economica, potere, transizioni, agenda e policies costruiscono un’immagine del sistema economico come un oggetto di governance sociale, che è possibile controllare politicamente e socialmente.
Per quanto riguarda la natura di “economia” nel testo del documento Europa 2020, si può dire che l’Unione europea è la nostra economia, la quale si compone delle economie nazionali degli Stati membri e della struttura economica dell’UE. Si tratta di un attore nel mondo economico globale, in competizione con altre economie avanzate o emergenti. “La nostra” economia (dell’Unione europea) è ora in crisi, ma può cambiare in una nuova e auspicabile economia in futuro. L’economia è un sistema dinamico che è in costante cambiamento. Allo stesso tempo, è anche una struttura organizzata e può essere regolata.
La struttura narrativa del documento Europa 2020 ci aiuta a descrivere lo spazio sociale e il mondo come inteso nel documento. A livello più generale, il documento di Europa 2020 racconta una storia di crisi dell’Europa e la sua strada verso un futuro migliore. Attualmente, l’Europa e le sue società sono nel bel mezzo di crisi finanziarie (mittente). La crisi dà motivazione per l’azione in due modi – non è solo una sfida, ma dà anche la possibilità di imparare qualcosa di nuovo. Il soggetto della azione è l’Europa che deve riformare le sue strutture economiche e sociali. L’obiettivo dell’azione è l’Europa e la sua economia. Il destinatario dell’azione è il successo e la prosperità dell’Europa, il benessere dei cittadini e delle generazioni future. Ci sono due ostacoli interni ed esterni all’azione. Un ostacolo interno è il ritorno ai vecchi modi d’agire e alle vecchie routine. Ostacolo esterno è la concorrenza con altre economie a livello globale. La Commissione europea e la sua strategia Europa 2020 possono aiutare l’Europa ad avere successo nella sua missione, dando istruzioni e obiettivi chiari per l’azione. Altri esempi per aiutare l’Europa nella sua missione sono un elevato livello di istruzione, competenze e know-how, un business environment innovativo e valori comuni europei.
Il messaggio principale della strategia Europa 2020 è che la crescita economica è la condizione essenziale per il futuro dell’Europa nel mondo globale. La realtà sociale è descritta in modo tale che non c’è spazio per altre priorità possibili. In un certo senso questa immagine di “economia” nel piano Europa 2020 non è troppo sorprendente. La strategia offre ciò che ci si poteva aspettare in anticipo sulla scorta degli altri documenti dell’Unione europea. Ciò che è degno di nota, tuttavia, è che questo è tutto quello che c’è. Nessun collegamento a giustificazioni più elevate è previsto: l’economia è il vero “strato fondamentale di realtà” nel mondo come si evince dal documento.
Dalla strategia all’azione: politica commerciale
In che modo l’ontologia culturale della strategia Europa 2020 diventa azione politica? Qui ci concentriamo sulle relazioni tra l’Unione europea e il mondo esterno, focalizzandoci su documenti che descrivono la politica commerciale dell’UE con i paesi terzi.
La politica commerciale è un campo interessante perché è il settore in cui l’UE ha influenza sul sistema globale. Gli obiettivi economici espressi nel documento Europa 2020 (crescita intelligente, sostenibile e inclusiva) sono “tradotti” nei documenti di politica commerciale in procedure politiche specifiche e operazioni politiche e tecniche. L’effettiva attuazione della politica commerciale non avviene più nei mercati, ma è piuttosto una questione di differenti tematiche tecniche e regolamentari. Oltre alla semplice ricerca di benefici economici, l’UE cerca anche di realizzare altri obiettivi politici e di connessi ai propri valori con la sua politica commerciale. I documenti da noi analizzati sono, in particolare, Trade, Growth and World Affairs; Trade Policy as a core component of the EU’s 2020 strategy (Commissione europea, 2010b) e Trade as a driver of prosperity (Commissione europea, 2010c)
La Commissione europea elenca quattro scopi della politica commerciale dell’UE (cfr. http://ec.europa.eu/trade/policy):
- Creare un sistema globale per un commercio equo e aperto.
- Aprire i mercati con i principali paesi partner.
- Assicurarsi che gli altri giochino secondo le regole.
- Garantire che il commercio diventi una forza per lo sviluppo sostenibile.
Il fondamento della dottrina di politica commerciale dell’UE è che le economie aperte crescono più velocemente di quelle chiuse. Si sostiene che lo smantellamento delle barriere aumenta la crescita economica, offre una maggiore varietà di beni e servizi con prezzi più bassi per i consumatori, e genera più e meglio pagati posti di lavoro (Commissione europea, 2010b, pp. 6-12).
Le condizioni nel commercio internazionale sono cambiate negli ultimi decenni e le misure di politica commerciale si sono concentrate su nuove tematiche. I costi commerciali delle barriere non tariffarie sono ora più importanti che le stesse tariffe. L’UE ha interessi in cinque aree:
- L’Unione europea è interessata a ridurre le barriere commerciali per i servizi perché ciò aumenterà le opportunità di business e farà diminuire i costi del commercio internazionale. Parte del processo è garantire la disciplina dei servizi nei paesi terzi.
- Il movimento globale di capitali e investimenti diretti esteri è aumentato notevolmente. L’UE cerca una maggiore liberalizzazione per gli investimenti, ma allo stesso tempo vuole anche aumentare la protezione di tali investimenti.
- Gli appalti pubblici ricoprono una quota piuttosto grande della produzione nazionale lorda nei paesi industrializzati, ma sono molto spesso chiusi alle compagnie straniere.
- Il regolamento del trasferimento di conoscenze per mezzo di diritti di proprietà intellettuale è un altro nuovo settore di negoziati di politica commerciale.
- Infine, la regolamentazione delle norme e le certificazioni di beni, servizi e investimenti è un meccanismo centrale per controllare la politica commerciale e il commercio internazionale.
Tutte le tematiche sopra citate sono affrontate in documenti rilevanti soprattutto dal punto di vista dell’efficienza economica. Tuttavia, l’Unione europea individua anche altre preoccupazioni nella politica commerciale. Si tratta di una crescita inclusiva e sostenibile in Europa e all’estero. In molti casi, l’apertura del commercio significa anche perdita di posti di lavoro nell’Unione europea in quanto le risorse e la produzione vengono spostati altrove. Una crescita inclusiva si riferisce a misure per aiutare le persone ad adattarsi a questi cambiamenti. L’UE è inoltre impegnata a promuovere lo sviluppo sostenibile, norme di lavoro internazionali e il lavoro dignitoso al di fuori dell’UE. Come parte dei suoi accordi commerciali con i paesi in via di sviluppo, l’UE si aspetta che questi aderiscano a determinati standard di tutela del lavoro e della governance economica. Il principio di una crescita sostenibile implica che la politica commerciale deve continuare a sponsorizzare e promuovere la crescita verde in tutto il mondo anche in altri settori, come l’energia, l’utilizzo efficiente delle risorse e la tutela della biodiversità. (Commissione Europea, 2010b, pp. 6-8).
Conclusione: un impero di commercianti
In confronto ad altri imperi noti (Burbank e Cooper, 2011; Mann, 2012), quello dell’Unione europea è un caso molto peculiare perché guarda alla totalità della società con gli occhi di un commerciante, nel senso che, nella sua categorizzazione politica, le condizioni economiche sono il livello più fondamentale su cui sono giustificate tutte le altre azioni. Questo modo di interpretare il mondo nell’UE è una caratteristica unica in quanto, nella storia, è stato molto più comune giustificare l’autorità politica del potere costituito con riferimento a qualcosa di sacro, più onorevole, o militarmente più potente rispetto alle alternative, e mai con riferimento all’utilità economica. L’Unione europea, allora, non è un impero di soldati, sacerdoti o politici, ma un impero di commercianti.
L’espressione “commerciante” è usata, ovviamente, in senso figurato. Letteralmente l’UE è un impero di politici e burocrati, come tutte le organizzazioni politiche moderne. Ciò che è notevole nei documenti politici prodotti da questi gruppi per l’UE è che essi esprimono la missione dell’Unione nella lingua di un commerciante. Ciò indica come l’Unione europea sia il primo impero liberale nell’accezione di Michel Foucault (2008), in quanto cerca di trovare la verità ultima della politica dall’economia ed è un’autorità politica costantemente ossessionata dal problema di come regolare l’economia; non troppo, ma nemmeno troppo poco.
La nostra analisi mostra che nei documenti politici dell’UE l’economia è al contempo la base della discussione e la cornice in cui si muove l’argomento. Ma d’altra parte, nella sua politica commerciale, la UE promuove anche altri scopi rispetto a quelli puramente economici. La promozione di altre cose, come la sostenibilità ambientale e la riduzione delle disuguaglianze, rimane.
Ciò che si evince da tutto questo è come i documenti politici dell’UE incarnino la presenza di un complesso culturale in cui le “affinità elettive” (sulla scorta di Weber, 2010) prevalenti sono virtù economiche e valori europei. Questo è un dato importante, perché le virtù del capitalismo non devono sempre vivere in una relazione simbiotica con la promozione delle libertà borghesi, come libertà, fraternità e uguaglianza. Nell’attuale UE, tuttavia, ciò avviene.
Noi interpretiamo l’universo simbolico istituito dai documenti politici come una “utopia concreta”, nel senso di Ernst Bloch (1995), e sosteniamo che i documenti politici centrali dell’UE vadano intesi come tentativi d’unione di tutte le parti della realtà in senso commerciale o come qualcosa che dovrebbe essere legato all’economia. L’Unione europea non è ancora sfuggita alle sue origini ordo-liberali degli anni Cinquanta; si è piuttosto sviluppata sempre più in quella direzione. Ciò significa, ancora una volta, che la sua immaginazione politica apre una strada molto stretta verso un futuro, in cui quasi tutto è “mercatizzato”, e quelle cose che non lo sono ancora lo saranno presto. “Utopie concrete” alternative risultano, dunque, necessarie.
Per approfondire:
- Berger P.L. e Luckmann T., The Social Construction of Reality: A Treatise in the Sociology of Knowledge, Anchor Books/Doubleday, New York, 1966.
- Bloch E., The Principle of Hope, Voll. 1-3, The MIT Press, Cambridge (USA), 1995.
- Burbank J. e Cooper F., Empires in World History: Power and the Politics of Difference, Princeton University Press, Princeton (USA), 2011.
- Commissione Europea, Europe 2020. A strategy for smart, sustainable and inclusive growth, Bruxelles, marzo 2010 (a).
- Commissione Europea, Trade, Growth and World Affairs. Trade Policy as a core component of the EU’s 2020 strategy, Bruxelles, 2010 (b).
- Commissione Europea, Trade as a driver of prosperity. Commission staff working document accompanying the Commission’s Communication on ‘Trade, Growth and World affairs, Bruxelles, 2010 (c).
- Consiglio Europeo, The Lisbon Strategy. Presidency Conclusions, Lisbona, marzo 2000.
- Damro C., Market power Europe, in “Journal of European Public Policy”, vol. 19 n. 5, giugno 2012.
- Foucault M., The Birth of Biopolitics. Lectures at the Collége de France, 1978-79, Palgrave, New York, 2008.
- Heiskala R., Society as Semiosis. Neostructuralist Theory of Culture and Society, Peter Lang, Francoforte e New York, 2003.
- Heiskala R., Evidence and interest in social theory. An ontological-practical approach, in “Acta Sociologic” vol. 57 n. 4, 2014 (a).
- Heiskala, Toward semiotic sociology. A synthesis of semiology, semiotics and phenomenological sociology, in “Social Science Information”, vol. 53 n. 1, 2014 (b).
- Mann M., The Sources of Social Power vol. 3. Global Empires and Revolution, 1890-1945, Cambridge University Press, Cambridge (UK), 2013.
- Manners I., Normative power Europe: a contradiction in terms?, in “Journal of Common Market Studies”, vol. 40 n. 2, 2002.
- Weber M., The Protestant Ethic and the Spirit of Capitalism, a cura di S. Kalberg, Oxford University Press, Oxford, 2010.