Introduzione – Anatomia dell’incertezza: il futuro nella voce dei demografi italiani
Carolina Facioni: Professoressa Egidi, se è d’accordo introdurrei l’intervista focalizzandola su due concetti importanti: la longevità della popolazione italiana e l’invecchiamento della popolazione italiana. In apparenza sembrano due concetti molto vicini; in realtà c’è una complessità dietro che li distanzia. Vuole chiarire ai lettori di “Futuri” questa differenza?
Viviana Egidi: Intanto, diciamo che da quando la fecondità – che è l’altro elemento che gioca, insieme alla longevità, a produrre l’invecchiamento della popolazione – si è stabilizzata a livelli molto bassi la longevità è diventata la causa principale dell’invecchiamento della popolazione. Quindi, questo legame esiste, ed è tanto più forte, in un paese come il nostro, che è uno dei paesi al mondo in cui la longevità è più alta. Davanti a noi, c’è solo il Giappone e la Svizzera e, ai nostri livelli, la Spagna. Tante volte si sente parlare dell’invecchiamento della popolazione come di una cosa molto negativa, per l’economia, per la società, per il nostro sistema di welfare; ma pensiamo, invece, che si tratta dell’effetto di una delle più grandi conquiste dell’umanità.
F.: Sono d’accordo
E.: L’invecchiamento è il risultato di una rivoluzione, quella dell’allungamento della sopravvivenza umana, che in Italia ha portato la speranza di vita alla nascita (una misura della durata media della vita) dai 34 anni della fine del XIX secolo (uguale per uomini e donne) agli attuali 80 anni per gli uomini e a 85 per le donne. Molti studiosi ritengono che l’allungamento della vita sia destinato a continuare, superando i limiti che oggi riteniamo massimi per il genere umano. Alcuni si chiedono addirittura se esistano dei limiti all’allungamento della vita. Il dibattito è molto vivace. Nella realtà stiamo assistendo a un rallentamento dei ritmi di aumento della sopravvivenza e non sono ormai rari gli anni in cui si osservano stasi o qualche lieve riduzione (è avvenuto nel 1980, nel 1983 e nel 2015, solo per considerare gli ultimi decenni). Comunque sia, tutte le previsioni, quelle delle Nazioni Unite, come pure quelle dell’Istat, danno una speranza di vita in ulteriore crescita. Quindi, a meno che non vogliamo augurarci un peggioramento della sopravvivenza – e credo che nessuno voglia farlo – ci dobbiamo rendere conto che l’invecchiamento è un fatto strutturale della nostra società con il quale dobbiamo imparare a fare i conti, anche culturalmente. Qualche alleggerimento temporaneo potrebbe derivare dall’immigrazione, ma anche gli immigrati, per quanto arrivino per la maggior parte giovani e in buona salute, con il tempo invecchiano. Lo scenario è, quindi, quello di una popolazione destinata – a meno di non certo auspicabili eventi catastrofici – a invecchiare continuamente. Su questo tornerei più tardi, perché secondo me non è neanche vero, che stiamo invecchiando.