In questo contributo si descrive brevemente il progetto educativo sperimentale “Anticipare Future Professioni del Turismo di Montagna” (Scolozzi, Serpagli, Brunori, 2017) che ha coinvolto sette classi di tre istituti di istruzione superiore e professionale del Trentino[1], quasi 120 studenti (delle classi terze e quarte), nel corso dell’anno scolastico 2016-2017. L’idea è nata dal riconoscere i cambiamenti del settore turistico (es. nuove tipologie di ospiti, nuove attrattività) e dalla convinzione che sia necessario un atteggiamento proattivo nel settore, a partire dalla formazione. Secondo il rapporto The Future of Jobs del World Economic Forum (2016), il 65% dei bambini che comincia oggi la scuola primaria è destinato a svolgere mestieri o professioni che oggi non esistono. Il progetto cercava di rispondere alla domanda, non espressa: l’attuale formazione professionale sta formando, in un mondo che cambia sempre più velocemente, futuri disoccupati?
L’obiettivo del progetto è stato di imparare insieme (docenti, esperti e studenti) a “usare i futuri per influenzare il presente”, cercando di rendere espliciti i futuri possibili in via di formazione per capirli e poter prendere posizione su di essi. La montagna, d’altra parte, è sempre più vulnerabile ed esposta ai cambiamenti, si pensi allo spopolamento contrapposto alle nuove comunità di “montanari 2.0” o agli eventi meteorologici estremi collegati ai cambiamenti climatici. La creazione di percorsi formativi lungimiranti oggi può contribuire a mantenere vive le comunità e il loro benessere domani.
Nella prima parte si introduce il quadro di riferimento degli Studi di Futuro in classe, nella seconda si presenta il contesto, i metodi e i risultati del progetto; nella terza e ultima si discutono i risultati in termini di suggestioni per ulteriori sviluppi.
I futuri in classe: la sfida educativa e professionale della futures literacy
Ognuno di noi ha un’innata capacità di considerare futuri diversi e scegliere tra alternative: qualsiasi nostra decisione è basata su un’immagine, consapevole o meno, precisa o ambigua, di futuro. Tuttavia, questa capacità non porta automaticamente a parlare e discutere costruttivamente di futuro, o di futuri possibili, nelle organizzazioni e nella propria comunità. Le nostre visioni di futuro sono inevitabilmente condizionate dai nostri limiti cognitivi, come dalle dinamiche del nostro gruppo o dal contesto, spesso sono limitate ad orizzonti brevi e localistici: i nostri futuri finiscono per essere considerati quasi univoci, poco diversi dal presente (Quoidibach, Gilbert e Wilson, 2013), o dipendenti da fattori esterni (“altri decidono i nostri futuri”, “il futuro è già scritto”).
I futures studies offrono strumenti per esplorare sistematicamente i futuri possibili. La capacità di immaginare i futuri possibili e di comprendere i cambiamenti che li favoriscono o li ostacolano può essere allenata e insegnata. A partire dagli anni Settanta, lo sviluppo dei futures studies (nati nel secondo dopoguerra in ambito militare) ha interessato sempre di più l’ambito educativo e formativo (Slaughter, 1996). Attraverso “esercizi di futuro” un gruppo, una classe o una comunità può condividere opinioni e informazioni riguardo i futuri possibili, individuali o collettivi, definire tra questi quelli più desiderabili, per creare strategie funzionali ad aiutarne lo sviluppo. Si parla di “futures literacy” (approssimativamente “alfabetizzazione sui futuri”) come “capacità di pensare alle potenzialità del presente per dare origine al futuro sviluppando e interpretando storie di futuri possibili, probabili e desiderabili” (Miller, 2015). Queste sono state le premesse della sperimentazione qui descritta.