La morale, la crisi, il valore della vita umana
L’unica morale veramente universale è quella umanista. Infatti, per essere universale, la morale richiede di essere applicabile (almeno) a tutti i soggetti che la comprendono, e tale insieme è per ora ristretto alla vita intelligente e cosciente di sé, vale a dire il genere umano. Un principio “morale” che non sia universale non è morale affatto, come spiegava Immanuel Kant. La teoria morale deve prendere in considerazione, in primo luogo, i diritti di tutti gli esseri umani, la loro felicità e l’eliminazione della sofferenza. La morale non è un processo alla ricerca scientifica, ma deve occuparsi principalmente del futuro della civiltà. Il pianeta Terra non potrà sostenere più di un miliardo di persone entro la fine di questo secolo, quindi, se la civiltà non si espanderà nello spazio, più di sei miliardi di persone moriranno! La responsabilità cadrà su coloro che, avendo la possibilità di aprire la frontiera, non lo avranno fatto.
La finanza e la politica non sono certo innocenti, ma non sono i principali responsabili della crisi. In un contesto di crescita economica, la pressione di crescita riempie i “buchi” causati dalla corruzione e dalla finanza speculativa. In un contesto di recessione, invece, la corruzione e la speculazione diventano spietati assassini, rendendo la crisi peggiore di quello che potrebbe essere. La causa della crisi è di natura planetaria: le risorse materiali ed energetiche di questo pianeta non sono sufficienti per sostenere lo sviluppo di 8 miliardi di persone. Neppure le strategie keynesiane per la crescita saranno sufficienti, se il mondo rimarrà chiuso. Per garantire la crescita economica sul lungo periodo, per tutti gli esseri umani sulla Terra, l’unica strategia vincente è quella dell’eso-sviluppo.
Molte industrie emergenti potranno crescere e svilupparsi, utilizzando le risorse extra-terrestri: veicoli di trasporto sub-orbitale ed orbitale per passeggeri civili, alberghi e stabilimenti industriali in orbita terrestre e lunare, green economy spaziale, GRAIN (genetica, robotica, intelligenza artificiale, nanotecnologie), fusione nucleare, miniere asteroidee, arte a zero gravità e bassa gravità, sport a zero gravità e bassa gravità. Lo sviluppo industriale ha prodotto crescita morale, ma anche sfruttamento, alienazione, inquinamento, sollevando reazioni sociali e critiche. Nel XXI secolo, in aggiunta agli effetti devastanti della crisi, una critica priva di proposte rischia di dare il colpo di grazia alla civiltà, di annientare del tutto la crescita.
La vita umana è l’unica dotata di intelligenza e di cultura tecnologica avanzata. Senza un progetto di cultura tecnologica, che permetta la progressiva sparizione della paura sociale, nessuna compassione sarà mai possibile. Perché tutti sarebbero condannati a uccidere e sopraffare i propri simili, fino a quando la natura non terminerà la nostra specie, per mezzo di un evento cosmico o planetario. Quindi il nostro primo dovere morale è quello di assicurare la continuazione e l’ulteriore sviluppo della vita umana, e diffonderla nell’universo. Non può esistere morale senza un’elevata capacità di ragionare serenamente, senza paure né costrizioni. Come corollario, qualsiasi morale imposta con la forza e la coercizione può soltanto preludere a nuove violenze e nuove involuzioni della morale stessa.
Confutazione della decrescita, spiritualità e nuova cosmogonia
Serge Latouche, ideologo della decrescita, ha almeno due padri: Thomas Malthus, economista e demografo, che basava le sue teorie su modelli rigidamente economicisti, in un sistema chiuso a somma zero; e Nicholas Georgescu-Roegen che, affascinato dal paragone tra sistemi sociali e sistemi biologici naturali, elevò il processo entropico a dogma e modello universale, statico ed immutabile. Latouche elabora le sue tesi basandosi su queste due “vette” dell’assoluta povertà culturale e filosofica. Nei suoi libri ammette tra l’altro tranquillamente che la decrescita causerà inevitabilmente qualche problema sociale, ma di questo possono occuparsi i governi!
La lunga storia della spiritualità procede dalla primitiva adorazione del Sole ad una spiritualità matura, che indaga sulle nostre capacità di connessione con l’energia universale. Le teologie monoteiste, in particolare, presentano Dio come un modello perfetto e irraggiungibile. L’uomo é imperfetto, incapace di iniziativa, legato alla Terra, un eterno bambino, da cui le figure del pastore o del controllore, agenti in terra degli dei: la Chiesa, il governo e, da ultimo, la Natura deificata, come facevano i nostri antenati quando cercavano di ingraziarsi il sole, per proteggere i raccolti. La sindrome del mondo chiuso manda in crisi i vecchi modelli teisti e ideologici, e favorisce la nascita di “nuovi” modelli, sull’onda di ideologie nihiliste, come la decrescita, l’ecologismo radicale, gli animalisti, del tipo neo-idolatrista: la ferocia naturale dei predatori, in confronto con la viscida propensione umana all’inganno, la corruzione, gli odiosi privilegi della casta dei politici. Viceversa, la nostra proposta è quella di un modello di spiritualità matura, rivolta al cosmo, per sostenere l’umanità nella sua ricerca del proprio ruolo nell’universo, come fautrice di quella rivoluzione umanista ed anti-entropica che abbiamo delineato.
Tra l’orbita di Marte e quella di Giove, la cintura asteroidea comprende più di 200 oggetti di diametro maggiore di 100 km, più di 750.000 con diametro maggiore di 1 km, e milioni di diametro inferiore. Il Sistema solare è tutt’altro che un luogo ben ordinato e pacifico! È invece una pentola ribollente o, meglio, un organismo vivente, nel cui nucleo interno si sviluppa la vita. La cintura asteroidea fornisce materie prime per lo sviluppo di una civiltà solare di trilioni di persone, la Fascia di Kuiper offre ancora più risorse, per millenni a venire, e la Nube di Oort, ancora più all’esterno, è una sorta di congelatore gigante, una sfera enorme che racchiude al suo centro il nostro sistema solare, ed è composta da trilioni di comete, fatte di ghiaccio e componenti di base della vita.
L’era della fantadescienza
Nel cinema, gli anni Duemila sono all’insegna del noir, dell’horror, del fantasy. Più che di fantascienza, fantadescienza: futuro post apocalittico, demonizzazione della scienza e della tecnologia. Lo spazio è pericoloso, un luogo per avventurieri folli, e l’unica possibilità per l’umanità viene dall’aiuto di civiltà aliene avanzate: una riproposizione del modello teista, deus ex-machina che risolve i problemi al posto nostro, incapaci, violenti e pasticcioni. Nella letteratura, il noir è l’unico genere in voga. Il terreno di indagine è la psiche degli assassini, rimestando nel torbido delle motivazioni psicotiche. In generale, la cultura dell’intrattenimento propone gli ambienti naturali terrestri come gli unici adatti e confortanti per gli umani. Gli animali sono migliori degli esseri umani, perché scevri dalla corruzione. I predatori naturali vengono subdolamente indicati come modello etico: la ferocia innocente, perché priva di ragionamento superiore, come “purga” demografica, strumento malthusiano estremo.
Troviamo anche una sorta di conservatorismo consolatorio: cerchiamo di essere contenti della nostra società, anche se cattiva, perché le alternative sono peggiori. Alcune opere sono ispirate da una critica sociale, onda lunga della protesta dei movimenti del Sessanotto, come District 9 di Neill Blomkamp (2009) ed Elysium (2013) dello stesso regista: benché la frontiera alta sia stata aperta, persistono gli stessi problemi sociali esistenti oggi; anzi, amplificati. Si pretende di fare della fantasociologia, ma si è del tutto incapaci di immaginare i possibili sviluppi sociali positivi portati dallo sviluppo delle forze produttive oltre i confini del nostro pianeta.
Metafisica dell’astronautica, per una strategia dell’eso-sviluppo
L’orbita terrestre è stata via via riempita di satelliti disabitati, chiudendo la civiltà dentro una gabbia di detriti metallici del peso totale di 6000 tonnellate. La Luna è stata dimenticata. I veicoli di lancio interamente riutilizzabili non sono stati sviluppati, mentre sarebbero tecnologicamente fattibili già da quarant’anni. L’industrializzazione è cresciuta solo sulla superficie terrestre, la popolazione umana ha oltrepassato i 7 miliardi. La Stazione Spaziale Internazionale è l’unico habitat spaziale, dedicato esclusivamente alla ricerca.
Nel frattempo, il turismo spaziale è passato dalla fantascienza ad essere quasi una realtà commerciale. Ma il paradigma delle attività spaziali è incatenato a terra dagli avidi interessi delle lobby: petrolio, armi, bankster. La civiltà è nel bel mezzo di un processo che potremmo chiamare “riscaldamento metafisico”, un mix di mancanza di risorse e di energia, la domanda dei diritti da parte delle persone e dei movimenti, il degrado ambientale, le guerre per le risorse, la crescita della popolazione in un sistema chiuso e i processi migratori causati dalla povertà, dal sottosviluppo, dai conflitti, l’industrializzazione globale, la paura del futuro (in attesa del grande olocausto, o armageddon).
La nostra metafisica, vale a dire la nostra percezione del mondo, comprende invece il Sistema solare, e si estende alla zona circostante, la Nube di Oort. La strategia che ne deriviamo si focalizza sull’innesco del processo di eso-sviluppo: ridimensionare il costo del trasporto Terra-orbita, la chiave di tutto quanto viene in seguito; sviluppare l’astronautica civile; presidiare e prendersi cura dell’orbita terrestre; insediarci saldamente nell’ambiente orbitale, la prima casa ampliata; utilizzo progressivo delle eso-risorse, lunari ed asteroidee, e di parte del detriti spaziali, per sviluppare l’infrastruttura geo-lunare; impianti solari spaziali, in primo luogo per alimentare clienti spaziali. Spostare denaro pubblico dalla spesa militare alla spesa per attività spaziali civili. Priorità alla costruzione di grandi piattaforme artificiali come le immaginava O’ Neill.
Ai governi chiediamo di sostenere la nuova industria spaziale, e di concedere sconti fiscali e sovvenzioni per aiutare le imprese a costruire un business autosufficiente; di impostare politiche di sostegno dello sviluppo dell’astronautica civile, anche favorendo l’evoluzione dall’aeronautica, non solo per gli aspetti tecnologici, ma anche per gli aspetti legali, legati alle normative per il trasporto di passeggeri civili; di mettere in atto progetti di cooperazione internazionale; di lanciare grandi progetti pubblico-privati di industrializzazione dello spazio geo-lunare; di sostenere l’istituzione di fondi di investimento spaziali, permettendo a piccoli e grandi risparmiatori di scommettere i loro risparmi nell’impresa del rinascimento spaziale.
La colonizzazione massiccia dell’orbita terrestre, obiettivo di massima priorità, è in grave ritardo. Esistono tecnologie, capitali e imprenditori coraggiosi: l’unico elemento mancante è una volontà politica determinata in grado di sostenerne lo sforzo. Urge recuperare l’enorme quantità di detriti spaziali in orbita, ormai un pericolo per qualsiasi operazione orbitale. L’impegno scientifico e tecnologico deve essere focalizzato sulla validazione e sul miglioramento delle tecnologie per l’accesso a basso costo all’orbita terrestre; risolvere il problema della protezione contro le radiazioni dure dello spazio; iniziare la progettazione di grandi insediamenti orbitali rotanti, al fine di permettere alle persone di abituarsi gradatamente alla vita nello spazio, in ambienti a gravità artificiale; sviluppare su larga scala studi sugli ecosistemi artificiali e l’eso-biologia; impostare strategie di progettazione e missioni per iniziare a sfruttare i Near Earth Asteroids. Tutte iniziative che dovranno essere concepite e armonizzate in un grande piano di cooperazione e competizione internazionale.