I dati Istat degli ultimi anni mostrano un’Italia che invecchia molto rapidamente (ISTAT, 2017). Con un indice di vecchiaia in continua crescita, il Friuli-Venezia Giulia è secondo solamente alla Liguria in quanto regione più anziana del Paese, e il suo capoluogo Trieste emerge tra le città con indice di vecchiaia più alto (ISTAT, 2017). Ma se è vero che l’età media della popolazione di Trieste è sempre più elevata, anche a causa dell’assenza di politiche sociali che incoraggino i giovani a non emigrare, cambiando prospettiva ci si accorge che Trieste è una città giovane se si considera la sua identità specifica nata appena trecento anni fa con la proclamazione del Porto Franco (Giraldi, 2016). Tre secoli di storia per una città sono decisamente pochi: da questa prospettiva l’epoca attuale rappresenta per Trieste solo l’infanzia.
Con il pretesto del trecentesimo anniversario dalla fondazione del Porto Franco di Trieste (2019), i promotori del gruppo informale TS4 trieste secolo quarto hanno attivato un processo di coinvolgimento e partecipazione dei cittadini, ponendosi e ponendo una serie di domande e riflessioni riguardanti il presente e futuro della città. Il progetto è stato promosso da un gruppo di giovani cittadini attivisti accomunati dalla volontà di sperimentare nuove pratiche collettive per provare a rispondere all’insufficienza della proposta politica locale. Nonostante l’esistenza di numerose e fruttuose esperienze di partecipazione civica promosse da diverse amministrazioni locali italiane, le istituzioni locali triestine non hanno ad oggi sviluppato concrete azioni partecipative o processi decisionali condivisi con i cittadini. TS4 si inserisce quindi nel contesto cittadino come proposta di partecipazione bottom-up.
Posto l’obiettivo più generale di contribuire a innescare un nuovo processo di immaginazione e cooperazione civica per rispondere alla mancanza di partecipazione cittadina caratterizzante la città degli ultimi anni, il progetto si è prefissato una serie di altri obiettivi più specifici, il primo dei quali è stato definire tre scenari futuri per il quarto secolo di Trieste. Alla base delle azioni, tuttora in corso, vi è la convinzione che i processi partecipati ottengono risultati dove la politica tradizionale non riesce spesso a intervenire: nella costruzione di legami, nella diffusione di conoscenza, nella spinta a generare fiducia nell’azione collettiva e nella progettualità civica.