Dopo mesi di attesa, l’evento annuale organizzato dall’European Wind Energy Association (EWEA) si è tenuto presso la Fiera di Barcellona dal 10 al 13 Marzo 2014. La presenza di oltre 8000 partecipanti provenienti da tutto il mondo (oltre 80 nazioni rappresentate) ha reso l’avvenimento estremamente interessante. La partecipazione dei più grandi gruppi industriali e dei vertici politici di diverse nazioni europee ha permesso di tracciare le linee guida sugli sviluppi futuri. I principali obiettivi per i prossimi anni, come rivelato dai massimi vertici delle aziende leader del settore, sono l’apertura verso nuovi mercati quali Brasile, Messico e Sudafrica, gli avanzamenti dal punto di vista tecnologico con conseguente taglio dei costi e la fine dell’incertezza politica riguardante le energie rinnovabili.
Il risultato finale della conferenza è certamente positivo, ma chiaramente diverse sfide restano ancora aperte. Se per quanto riguarda il settore eolico onshore (turbine eoliche installate sulla terraferma) l’obiettivo resta quello di divenire la risorsa energetica più competitiva sul mercato a partire dal 2020, invece l’energia eolica offshore (turbine eoliche installate in mare ad una certa distanza dalla costa) avrà bisogno di dieci anni in più per raggiungere livelli concorrenziali. Questo dato si spiega principalmente con il fatto che nel secondo caso i costi di manutenzione sono decisamente più elevati e per ridurre gli stessi è necessario raggiungere livelli di affidabilità maggiori.
Nel 2013 il settore eolico ha raggiunto e superato i 117 GigaWatt di capacità installata in Europa, cosa che sta a significare che l’8% del fabbisogno elettrico europeo viene garantito dall’energia ricavata dal vento. Il principale problema è che non vi è uniformità nella distribuzione di tale quantità di energia. Vi sono, dunque, Paesi in cui l’energia eolica tende a divenire la prima fonte di energia e altri Paesi in cui invece il mercato è completamente bloccato.
Nel mese di dicembre 2013 è stato lanciato il programma Horizon 2020, il nuovo programma di ricerca della Commissione Europea. Un budget pari a 5,6 miliardi di euro è stato stanziato al fine di promuovere la ricerca e lo sviluppo di energie non nucleari. L’impegno nel settore eolico è pari a 158 milioni e 169 milioni rispettivamente nel 2014 e nel 2015. Dando qualche altro numero, le stime più plausibili pongono come obiettivo il raggiungimento del 14% del fabbisogno europeo nel 2020 per poi giungere sino al 25% nel 2030. Oltretutto l’industria eolica europea rappresenta un crescente numero di posti di lavoro. Nel 2011 erano 270.000 le persone impiegate in tale industria e tale numero potrebbe triplicare nel 2020 secondo la Commissione Europea. Tale obiettivo potrà essere raggiunto solo continuando la politica messa in atto negli ultimi anni perseguendo nelle attività di ricerca e sviluppo e continuando a ricevere il supporto politico sia a livello nazionale che europeo.
Il presidente dell’EWEA, Andrew Garrard, nel suo discorso di apertura ha lanciato l’allarme con parole piuttosto forti sostenendo che la crisi in Crimea mostri quanto l’Europa sia ancora dipendente dall’importazione di combustibili fossili. Un obiettivo ambizioso per il 2030 è necessario al fine di accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili e di porre fine a tale dipendenza. Per avere una idea dello spreco di denaro che deriva da tale importazione basta tenere presente che nel 2011 l’Europa ha speso 406 miliardi di euro per acquistare combustibili fossili e tale cifra ha raggiunto il valore record di 545 miliardi di euro nel 2012. Le stime della Commissione Europea prevedono che tale cifra continui ad aumentare nei prossimi anni se non si procede immediatamente alla decarbonizzazione del settore energetico. Secondo molti, l’energia eolica offre una soluzione fattibile per ridurre i costi. A tal proposito, oltre 150 aziende ed associazioni hanno firmato la cosiddetta Dichiarazione 2030 che invita i leader dell’Unione Europea ad accettare gli obiettivi dichiarati per il 2030 sia a livello nazionale che internazionale.
Nella giornata di apertura, oltre al presidente di EWEA, sono intervenuti il Segretario di Stato per l’Energia portoghese, Arthur Trindade, e il Ministro per l’Energia e le Risorse Naturali della Turchia, Hasan Murat Mercan. In Portogallo l’energia rinnovabile copre una grossa fetta del fabbisogno energetico dell’intera nazione. Addirittura si prevede che nei prossimi anni sarà possibile esportare parte delle energie prodotte internamente verso Stati limitrofi e non. La Turchia, invece, è attualmente in forte sviluppo e vi sono forti investimenti nel settore eolico specialmente da parte di aziende leader nel settore, quali Vestas ed Enercon. Il Governo turco appoggia tali investimenti dimostrando una politica lungimirante in ambito energetico.
Diversa la situazione in Spagna, non a caso Paese organizzatore dell’evento. L’anno 2013 si è rivelato essere un anno da ricordare per l’energia eolica e, più in generale, rinnovabile. Infatti le turbine eoliche hanno coperto quasi un quarto della domanda energetica della penisola iberica. Aggiungendo anche i contributi provenienti dal solare fotovoltaico e termico, in Spagna le rinnovabili hanno sfiorato il 50% del fabbisogno energetico nazionale. A dispetto di tali risultati piuttosto incoraggianti, la situazione è piuttosto critica dato che il principale gruppo industriale spagnolo, Gamesa, si è visto costretto a dirottare i propri investimenti oltre confine. Il 90% delle turbine eoliche viene oggi venduto all’estero e il restante in Spagna, mentre fino a dieci anni fa era il contrario. Motivazione della situazione difficile che tale Paese sta attraversando è la nuova riforma energetica che ha frenato il percorso verso la sostenibilità imponendo la tassa sui consumi ed eliminando i premi riservati ai produttori di energia da fonti rinnovabili. Approvando tali misure la Spagna torna indietro sui propri passi mentre gli altri Paesi membri dell’Unione Europea recepiscono le linee guida che essa stessa aveva contribuito a creare in questi ultimi venti anni da primatista nel continente europeo.
Se in Spagna l’energia derivante dal vento continua a costituire buona parte dell’energia necessaria al popolo iberico, ben diversa è la situazione in Italia. Il 2013 è stato un anno piuttosto difficile sia per la crisi economica che per i nuovi meccanismi di incentivazione. Piuttosto netta risulta la riduzione in termini di MegaWatt installati nel corso dell’anno solare se comparati con quelli installati nel 2012. Risulta dunque necessario un immediato intervento da parte del Governo per evitare che il settore eolico continui il suo momento di evidente difficoltà. Le potenzialità sono enormi, le tecnologie sono in fase di sviluppo e una crescita economica, occupazionale e notevoli benefici ambientali potrebbero essere i risultati di una politica orientata verso una nazione più “verde”.
TPWind, la piattaforma di tecnologia europea per l’energia eolica, ha pubblicato la nuova agenda di ricerca strategica e di sviluppo di mercato in occasione dell’evento tenutosi a Barcellona. TPWind raggruppa aziende, centri di ricerca e investitori a livello europeo e lavora, con il supporto e la guida della Commissione Europea, per raggiungere una effettiva riduzione dei costi ed assicurare al settore eolico di essere competitivo, sia onshore che offshore.
Per ridurre il costo dell’energia è necessario innanzitutto minimizzare l’incertezza e migliorare la prevedibilità e la disponibilità dell’energia eolica costruendo modelli che descrivono accuratamente le condizioni ambientali in cui le turbine eoliche operano. Un aspetto estremamente importante è la turbina eolica stessa che rappresenta l’80% del costo per progetti onshore e fino al 50% nel caso di progetti offshore. In tal senso i costi possono essere ottimizzati procedendo in direzioni differenti. TPWind raccomanda di seguire in ordine prioritario le seguenti discipline tecnico-scientifiche:
- Studio dei fenomeni aerodinamici;
- Analisi meccanica e dei materiali;
- Sviluppo della griglia connessa alla centrale elettrica;
- Sviluppo dei sistemi di controllo.
La situazione è ovviamente più complessa nel caso di turbine eoliche offshore dove una gran parte dei costi è dovuta alla manutenzione delle stesse, per cui in tal caso vanno tenuti in conto molteplici aspetti aggiuntivi quali il costo legato al trasporto, all’installazione, alla logistica e alle operazioni di riparazione.
Guardando ai prossimi decenni si può affermare che il futuro dell’energia eolica è destinato ad essere prevalentemente sul mare, dove i venti soffiano con velocità superiori e con maggiore costanza. Altri vantaggi sono legati al fatto che l’impatto estetico ed acustico risulta ridotto al minimo. Diversi progetti sono già stati avviati e numerosi altri sono in fase di approvazione specialmente nel nord Europa con il Regno Unito ad essere leader del settore. In Italia la potenza del vento non è di certo paragonabile a quella dei Mari del nord, ma secondo il Wind Energy Report 2012 del Politecnico di Milano, l’Italia avrebbe un potenziale di circa 10 GW da poter essere installato nei mari. Bisogna soltanto attendere quali saranno le prossime decisioni politiche a riguardo.