L’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale-ISPI di Milano ha pubblicato lo scorso gennaio un importante report intitolato Energia e geopolitica. Gli attori e le tendenze del prossimo decennio, che elabora alcune previsioni sui trend di medio e lungo periodo nel settore dell’energia che caratterizzeranno i futuri scenari geopolitici. Il rapporto, curato da Matteo Verda, è diviso in diversi capitoli, ciascuno firmato da un analista dell’ISPI, di cui riassumiamo qui le principali conclusioni e previsioni.
- L’Europa vedrà una crescita molto lenta del consumo di gas, con un aumento medio annuo dello 0,7%, e un continuo calo dei consumi petroliferi, che nel 2040 toccheranno gli 8,3 milioni di barili/giorno contro i 12 attuali.
- Gli USA aumenteranno la loro indipendenza energetica, già consolidata per il gas, grazie a una possibile indipendenza anche nella produzione di petrolio entro il prossimo decennio.
- Le previsioni di crescita dei consumi di gas e petrolio per Cina e India nei prossimi 25 anni sono del 5,2% gas e 1,8% petrolio per la Cina, 4,6% e 3,5% per l’India.
- Nel 2030 le fonti fossili (petrolio, gas e carbone) scenderanno dall’attuale 82% del totale mondiale di energia consumata al 77%; un calo molto lento dovuto al fatto che l’estrazione di fonti fossili resterà ancora più economica, nei prossimi 15 anni, rispetto alla produzione di energia rinnovabile.
- La Cina passerà da una produzione energetica principalmente basata sul carbone a una basata sul gas naturale, a causa degli alti livelli di inquinamento locale prodotti dal carbone.
- Tutte le economie mondiali proseguiranno nella strada dell’efficienza energetica, riducendo significativamente i loro consumi nei prossimi decenni. La tendenza a livello mondiale è un calo del 40% dell’intensità energetica entro il 2040 rispetto ai valori attuali.
- La quota di energia proveniente dalle rinnovabili in Europa raggiungerà nel 2030 una percentuale variabile tra il 19% e il 26,5% a seconda degli scenari di riferimento. Ciò comporterà un aumento dei costi del sistema energetico, compensati però da un calo dei costi d’importazione e da un aumento dell’occupazione interna.
- Mentre l’incidenza delle emissioni di gas serra dell’Europa sul totale mondiale scenderà dal 10% attuale al 7% nel 2030, la quota prodotta dalla Cina salirà al 28%.
A conclusione del rapporto, il curatore Matteo Verda sintetizza i trend globali principali e avanza alcuni suggerimenti per i policy-makers europei. In particolare, osserva che, al di là delle oscillazioni congiunturali dei prezzi – come nel caso attuale per il petrolio, il cui prezzo ha subito un calo vertiginoso e in buona parte imprevisto – «la crescita della domanda globale e l’aumento dei costi di produzione medi mondiali spingeranno le quotazioni media verso l’alto». Si assisterà senza dubbio a una marginalizzazione del mercato energetico europeo, di fronte al calo dei consumi risultante dall’effetto incrociato della debole crescita economica e del risparmio energetico, laddove i mercati asiatici proseguiranno inarrestabili la loro ascesa “energivora”. Il principale suggerimento rivolto ai decisori europei è di adottare politiche energetiche più flessibili e responsive rispetto ai cambiamenti. Le politiche attuali, infatti, «risentono dell’arco temporale particolarmente lungo che intercorre tra il momento in cui gli obiettivi e le strategie sono concepiti e il momento dell’attuazione», con il risultato di essere «spesso superate dagli eventi». Il caso esemplare è quello della riduzione delle emissioni di gas serra: nel 2009 si decise per un taglio del 20% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020, ma a causa della crisi economica e del conseguente calo dei consumi e della produzione industriale questo obiettivo è stato raggiunto prima del previsto, mentre i sussidi e gli incentivi adottati nei paesi europei per sostenere le fonti rinnovabili si sono rivelati addirittura eccessivi rispetto a quegli obiettivi.