Nel 2007 un cambiamento epocale ha segnato la storia dell’umanità: la popolazione urbana del mondo, oltre 3,3 miliardi di persone, ha superato quella rurale. Secondo la Population Division dell’ONU, entro il 2050 la crescita demografica mondiale aumenterà di 2,3 miliardi portando la popolazione totale a 9,3 miliardi. I due terzi di essa vivrà nelle città. Questa transizione urbana mondiale ha naturalmente cambiato lo scenario delle città del mondo e continuerà a farlo anche in futuro, interessando non solo le metropoli e le megalopoli, ma anche e soprattutto le città intermedie (I-Cities). Nel decennio dal 1990 al 2000 questo tipo di città con meno di un milione di abitanti è cresciuto ad un ritmo più veloce rispetto alle altre categorie, soprattutto nei paesi in via di sviluppo: le città intermedie sono cresciute del 2,7%, mentre le grandi città (con una popolazione da uno a cinque milioni di abitanti) del 2,5% e le megalopoli (con più di 5 milioni di abitanti) dell’1,8%.
Oggi le I-Cities ospitano più del 50% della popolazione urbana mondiale e i dati dicono che i trend sui loro ritmi di crescita confermeranno la situazione attuale, continuando a diversificare il futuro sistema urbano mondiale. Per questo motivo, il concetto di città intermedia non è collegabile semplicemente alla dimensione fisica dell’agglomerato urbano e al suo peso demografico. Il suo ruolo di intermediazione si compie nel favorire la relazione tra le aree urbane e rurali, garantendo i servizi di base sia alla popolazione che vive nelle città, sia a quella che vive nei territori rurali circostanti. La più ampia rete di flussi (di beni, informazioni, innovazioni, ecc.) che si realizza tra il tessuto urbano e rurale, riducendo la distanza che intercorre tra essi, permette di pensare alle città intermedie come elementi chiave per uno sviluppo urbano più sostenibile. Nella Dichiarazione di Leida sulle città intermedie, le I-Cities vengono presentate come dei laboratori in cui si sperimentano proposte di urbanizzazione, sostenibilità e governabilità per le città del nostro futuro, sia per il loro minor potenziale demografico e minore complessità funzionale, sia per il loro ruolo di intermediazione.
Il Lleida International Forum sulle città intermedie, tenutosi lo scorso giugno nella città spagnola, ha rappresentato un’importante occasione per riflettere sul potenziale delle I-Cities. Gli interrogativi emersi riguardo ai ruoli che dovrebbero svolgere le città intermedie in una prospettiva di sviluppo sostenibile, si riferiscono al contributo che esse possono dare a processi di urbanizzazione più equilibrati rispetto alle megacities, alla possibilità di stabilire relazioni più dirette con l’ambiente territoriale economico e sociale, e alla capacità di offrire una migliore qualità di vita in funzione dei servizi offerti o una maggiore partecipazione dei cittadini all’amministrazione e alla gestione della città.
Questi nuovi paradigmi urbani non vanno però intesi in opposizione alle megacities o alle metropoli; il futuro sistema urbano mondiale dovrebbe basarsi proprio sull’interazione tra i centri metropolitani e quelli intermedi, creando un tessuto urbano integrato e coordinato con uno scambio costante di mutui benefici. Le I-Cities, quindi, giocano un ruolo fondamentale nel ricollegare non solo le aree rurali con quelle urbane, ma anche nel rafforzare il legame tra la scala locale e quella globale. Il concetto di intermediazione va per questo inteso nel senso più ampio di un rafforzamento delle relazioni che intercorrono tra i diversi livelli del sistema in cui è inserita la città. In quest’ottica nelle città intermedie, più che nelle megacities, è possibile realizzare il principio di glocalizzazione: il locale viene valorizzato e internazionalizzato e il globale localizzato. I prossimi anni rappresentano per le I-Cities una sfida molteplice. Il consolidamento come centri urbani più equilibrati e sostenibili, nonché la capacità di riuscire a mantenere e a rafforzare il legame tra il livello locale e globale; inoltre, la possibilità di essere maggiori catalizzatori di uno sviluppo economico, sociale e culturale dovrà partire da una pianificazione strategica delle città stesse, con chiari obiettivi da raggiungere, soprattutto a lungo termine. In questa direzione si è mossa la UCLG – United Cities and Local Governaments, che nel 2013 ha organizzato e promosso una discussione tra i leader dei governi locali e le varie organizzazioni internazionali che si interessano ai temi della città intermedia (FMDV- Global Found For Cities Development, Cities Alliance, UN-Habitat), con la realizzazione, non ancora conclusa, di una road map che le autorità locali e regionali dovranno seguire nei prossimi anni.
Per approfondire:
- UCLG, Planning for sustainable urban development of Intermediary Cities, 2013.
- UCLG, The power of I-Cities, 2013.
- UIA, Dichiarazione di Lleida sulle città intermedie e l’urbanizzazione mondiale, Lleida 2005.
- United Nations, Department of Economic and Social Affairs, Population Division, World Urbanization Prospects. The 2011 Revision, NY, 2012.