Negli ultimi decenni il mondo ha assistito a un cambiamento epocale che ha influenzato in maniera sostanziale gli equilibri mondiali sia dal punto di vista politico-economico che da quello più strettamente sociale. La maggior parte della popolazione mondiale oggi risiede nelle città. Nel 1950 gli abitanti degli agglomerati urbani erano 732 milioni, passando a 3,5 miliardi nel 2010 e le previsioni a riguardo ci dicono che tale quota è destinata ad aumentare sostanzialmente. Nel 2040 ben 5,6 miliardi di persone, i due terzi della popolazione mondiale, sarà urbanizzata. È evidente, quindi, che le città ricopriranno un ruolo sempre più fondamentale negli scenari globali e le trasformazioni che subiranno saranno lo specchio di una società mondiale in continuo cambiamento.
Ma come saranno le città del nostro futuro? Il recente rapporto dello UK Government’s Foresight, Office for Science, Living in the city, cerca di rispondere a tale quesito con un’analisi sulle evoluzioni vissute dai tessuti urbani inglesi e mondiali dal 1970 fino ai giorni nostri e ipotizza quattro diversi modelli di città verso cui staremmo andando incontro:
- High-Tech City (città high-tech)
- Digital City (città digitale)
- Liveable City (città vivibile)
- Fortress City (città fortezza)
Nella formulazione di tali modelli, il gruppo di esperti che ha lavorato al rapporto si è concentrato sull’insieme di connessioni, network e flussi di persone, informazioni e beni che caratterizzeranno le città del 2050, orizzonte temporale preso in considerazione. Ciò che lo studio enfatizza in particolare è il modo in cui i futuri modelli urbani saranno influenzati dalle trasformazioni che avverranno nel campo energetico. I quattro scenari, infatti, sono strettamente connessi alle problematiche legate al petrolio da cui, ad esempio, dipende e dipenderà l’intera mobilità cittadina.
High-Tech City – Questo modello urbano sarà caratterizzato da un’estrema velocità in tutto ciò che concerne la vita cittadina, dalla mobilità ai rapporti interpersonali. Definita come città verticale, la high-tech city sfrutterà al meglio lo spazio al di sopra della sua superficie. La maggior parte della mobilità cittadina, infatti, si svilupperà nello spazio aereo con un maggior utilizzo di elicotteri e droni. Chiaramente questa spinta verso l’alto sarà condotta da gruppi di élite che utilizzeranno lo spazio aereo per non confondersi con il resto della massa umana e per aggirare problemi quotidiani come il traffico cittadino o l’insicurezza per le strade. Cambiando mezzo di trasporto, sarà naturale una trasformazione anche nell’utilizzo delle fonti energetiche, con una sostanziale diminuzione delle emissioni di CO2 nella nostra atmosfera. L’idrogeno andrà, infatti, a sostituire il petrolio come risorsa energetica primaria, soprattutto per ciò che riguarda la mobilità cittadina, e quindi i trasporti. Un maggior utilizzo di elicotteri sarà inversamente proporzionale all’impiego di automobili e di conseguenza allo sfruttamento delle risorse petrolifere. Non ci sono dubbi, inoltre, sul fatto che in questo modello di città l’utilizzo di nuove fonti energetiche come l’idrogeno necessiterà di nuove infrastrutture di distribuzione ad alta efficienza.
Digital City – In questo scenario urbano i movimenti fisici e concreti di persone e oggetti saranno sostituiti da forme di comunicazione digitale. Ciò comporterà una minore necessità di viaggiarsi e spostarsi, anche all’interno della città stessa. La diffusione di strumenti digitali coinvolgerà tutti i settori dell’esistenza umana, cambiando profondamente le nostre abitudini in futuro. Ad esempio, la maggior parte degli incontri, lavorativi e non, avverrà per via telematica. Il rapporto Living in the City evidenzia come pratiche simili siano già fortemente in uso nel Nord del mondo, soprattutto tra le giovani generazioni che trascorrono la maggior parte della loro giornata di fronte ad uno schermo. Un elemento cruciale della città digitale sarà legato al nuovo sistema di produzione 3D che influenzerà in maniera radicale il futuro urban living. La novità sostanziale sarà la quantità. Le stampanti 3D saranno in grado di soddisfare la grande produzione destinata al mercato dei beni e il semplice prototipo sarà un lontano ricordo. Le stampanti 3D verranno, inoltre, azionate dagli stessi consumatori che potranno utilizzare le proprie stampanti o usufruire di quelle presenti nei 3D printing shops. Gli effetti di questo nuovo tipo di produzione saranno chiaramente devastanti per l’intero sistema produttivo dei nostri giorni.
Liveable City – Un modello di vivere urbano completamente immaginato sulla riduzione dell’impronta ecologica di ogni cittadino. Il report evidenzia come a questo tipo di città si possa arrivare partendo dallo sviluppo di innovazioni che già oggi appartengono ad una sfera sempre più locale. È infatti nelle pratiche e nelle correnti di pensiero di attori come ONG, imprenditori e think thanks che la liveable city trova il suo fondamento. L’utilizzo di mezzi di trasporto alternativi che non si basino sull’alta velocità e l’assenza di differenze estreme tra i livelli di ricchezza tra gli stessi cittadini, sono due caratteristiche fondamentali di questo modello di città. Il suo presupposto è legato alla convinzione che tutti gli elementi della città possono potenziarsi e rinforzarsi a vicenda, come in una sorta di circolo virtuoso.
Fortress City – Probabilmente questo è lo scenario più drammatico analizzato dal rapporto. Le società più ricche vivranno chiuse in vere e proprie fortezze rispetto alle masse più povere. Relegate in zone periferiche della città, le classi più povere vivranno in zone in cui i sistemi di sicurezza salteranno completamente. Per evitare qualsiasi tipo di contatto, i cittadini con maggiori possibilità economiche utilizzeranno per lo più gli elicotteri come mezzo di spostamento. Il petrolio, il gas e l’acqua scarseggeranno, scatenando nuove e continue guerre. I sistemi di infrastrutture collasseranno e aumenterà il divario tra le regioni produttrici e quelle consumatrici di beni. Vivere in una fortress city significherà affrontare continuamente lo spettro di nuove guerre, tenendo in conto la militarizzazione delle giovani generazioni e la totale insicurezza in cui vivranno donne e ragazze. Le nuove guerre e il clima di totale paura in cui si vivrà saranno il risultato del completo fallimento degli Stati-nazione, che non deterranno più il monopolio della coercizione fisica. Nasceranno così nuovi “signori della guerra privati”, attori non statali come ad esempio ONG e corporazioni, che si scontreranno per la gestione delle fonti energetiche e delle risorse naturali. Nel report, la società della fortress city viene paragonata a quella medievale. Anche all’epoca l’assenza di democrazia, molti attori non statali (più forti e potenti dello stato stesso) e i grandi movimenti di persone attraverso i confini creavano un’instabilità permanente.
A quale di questi scenari stiamo andando incontro? Molto dipende dalle diverse regioni del mondo. È possibile che, nel 2050, si realizzino tutti e quattro i modelli presentati nel rapporto. La Fortress city appare tipica di contesti di “stati falliti”, risorse scarse e forte instabilità politica ed economica, come in Africa sub-sahariana e nel Sud-est asiatico. La Digital city potrebbe caratterizzare le grandi metropoli di tutto il mondo, mentre le High-tech city saranno probabilmente concentrate negli Stati Uniti, in Giappone e in Cina, paesi dove lo sviluppo tecnologico proseguirà impetuoso. Dal nostro punto di osservazione italiano, l’auspicio è che in Europa possano affermarsi le Liveable city che rappresentano l’optimum cui aspirare. Città dove la tecnologia sia messa al servizio non del cittadino in quanto singolo, ma della cittadinanza considerata nel suo complesso; città sostenibili e resilienti, a misura d’uomo.