Una delle caratteristiche fondamentali della società moderna è la preoccupazione per il futuro. Questa preoccupazione può anche diventare un’occasione di profitto d’impresa, come accade in modo esemplare nelle compagnie di assicurazione: chi paga il premio dell’assicurazione non acquista infatti un bene o un prodotto, bensì paga per gestire l’incertezza di un futuro che per definizione è, e resta, imprevedibile. Il premio assegna un prezzo certo all’incertezza del futuro. Per rendere plausibile una transazione così improbabile, le compagnie di assicurazione si servono della matematica attuariale e dei dati messi a disposizione dalla statistica. I vantaggi per la società in generale consistono soprattutto nella gestione razionale dei rischi collettivi: se il caso individuale (avrò un incidente se uso l’auto? perderò la valigia se prendo l’aereo?) resta imprevedibile, l’aggregazione di molti casi simili mostra al contrario delle regolarità sulle quali si può contare (cfr. Esposito, 2007). Statisticamente si può quindi prevedere, con un certo margine di incertezza residuale, che in un pool di assicurati alcuni saranno più sfortunati degli altri. Ovviamente nessuno può sapere in anticipo chi saranno coloro che dovranno fare i conti con una perdita o un sinistro. Proprio per questo tutti partecipano, pagando in anticipo, per gestire l’incertezza del futuro. I rischi vengono così mutualizzati su tutto il pool di assicurati. La raccolta dei premi permette di compensare i danni degli individui più sfortunati, proteggendo tutti e lasciando alla compagnia un certo margine di profitto.
Le tecnologie digitali stanno profondamente rivoluzionando questo modello di business, a partire da un nuovo modo di confrontarsi con l’incertezza del futuro che sfrutta le capacità predittive degli algoritmi. Nel mondo assicurativo si parla da circa dieci anni di “assicurazione delle cose”, di tariffe comportamentali e di tecnologia applicata all’assicurazione (InsurTech). A tale proposito il sociologo francese François Ewald ha addirittura ipotizzato che questo particolare connubio fra tecnologie digitali e business assicurativo inauguri una “nuova era” nella storia dell’assicurazione i cui esiti sono ancora piuttosto difficili da valutare (cfr. Ewald, 2012).
Ma in che cosa consiste effettivamente il cambiamento indotto dalle tecnologie digitali e dal corrispondente impiego di algoritmi predittivi? In questo breve contributo presentiamo e commentiamo alcune di queste trasformazioni, partendo dalla premessa che per l’assicurazione l’incertezza a proposito del futuro non è solo un problema che ogni compagnia cerca di addomesticare con la statistica e il calcolo della probabilità, ma è anche una risorsa senza la quale non ci sarebbe alcuna opportunità di profitto. Se il futuro fosse noto, infatti, né l’assicuratore né l’assicurato avrebbero motivo per stipulare un contratto di assicurazione. Nella sua forma più estrema, l’utilizzo di tecniche algoritmiche per ridurre l’incertezza del futuro conduce a esiti contraddittori, se non addirittura assurdi.