«Meglio è vincere il nimico con la fame che col ferro», scriveva nel 1520 Niccolò Machiavelli nel libro settimo del suo Dell’arte della guerra, tra le massime conclusive del discorso di Fabrizio Colonna, alter ego letterario utilizzato dal fondatore della scienza politica moderna nell’unica opera effettivamente pubblicata mentre era ancora in vita (Machiavelli, 1971). Se quello appena esposto rimane un principio basilare e senza tempo della strategia militare, noto fin dai tempi di Sun Tzu, innegabilmente Machiavelli non poteva in alcun modo prevedere a quali livelli di eccellenza e di utilità operativa sarebbe arrivato il “ferro” delle attuali macchine da guerra che, se fino a qualche anno addietro potevano essere in gran parte relegate al dominio della fantascienza, oggi sembrano destinate a conquistare il futuro dei conflitti armati.
Se proprio la fantascienza ci ha abituati, fin dagli anni Sessanta, all’idea che un giorno i robot potessero comparire attivamente nello scenario bellico internazionale, la realtà storica è persino riuscita ad anticipare la speculazione fantascientifica – per quanto si tratti in fondo di robot che differiscono enormemente per costituzione, complessità tecnologica e funzioni operative – nella presentazione degli sviluppi della robotica militare sul campo di battaglia.
L’imminente rivoluzione che oggi si prospetta, di portata sia tecnologica che militare, è con ogni probabilità destinata a sconvolgere il futuro della guerra più di quanto non lo fecero l’invenzione delle armi da fuoco o l’utilizzo bellico dell’aviazione.
I robot da guerra, ieri e oggi
Quasi tutti i robot di utilizzo militare sono classificabili come robot mobili autonomi (prevalentemente aerei, ma non mancano anche quelli terrestri e marini), ovvero robot mobili in cui le fonti di energia finalizzate all’alimentazione e le unità di calcolo e di elaborazione sono collocate a bordo, tecnicamente detti per l’appunto “autonomi” rispetto alle fonti di energia e all’elaborazione, oppure robot mobili a controllo remoto, cioè guidati a distanza da un operatore umano – e in questo caso, l’unità di elaborazione è propriamente quella dell’operatore – oppure da un computer remoto in grado di trasmettere e ricevere segnali dal e per il robot attraverso un apposito canale radio.