Per ora soltanto nella finzione un essere umano può provare affetto sincero per un robot, ma forse tra qualche decina d’anni – non dobbiamo andare troppo lontano, possiamo fermarci al 2050 – con la produzione di macchine sempre più simili agli esseri umani, sia fisicamente che psicologicamente, la realtà potrebbe superare l’immaginazione. La loro pelle diventerà probabilmente morbida e dotata di numerosi sensori che la renderanno sensibile al tatto: un sistema di riscaldamento, inoltre, consentirà loro probabilmente di avere un “corpo” a temperatura regolabile e piacevole da toccare. Sulla base del loro comportamento, di come si muovono e anche dai sentimenti che mostreranno, potremmo convincerci che essi apprezzano veramente la nostra compagnia (Dumouchel e Damiano, 2019). Non soltanto ci ascolteranno e saranno in grado di sostenere una conversazione su qualsiasi argomento (niente a che vedere con Alexa o l’assistente Google, che possono servire soltanto per avere qualche informazione, fare acquisti per noi e al massimo gestire le funzioni domotiche della casa), ma risponderanno ai nostri sorrisi e ci guarderanno con interesse e ammirazione. A questo punto, forse diventerà sempre più difficile resistere al loro fascino: i robot sarebbero in grado di offrirci “tanto” e non chiederebbero nulla in cambio. Per alcune persone, la relazione con un robot potrebbe diventare l’amore ideale. Vogliamo essere amati e per noi è importante che l’interesse di chi ci ama sia sincero: l’affetto della macchina potrebbe sembrarci proprio l’amore disinteressato che cerchiamo.
Possiamo solo provare a immaginare le conseguenze di questa relazione “impossibile”: ad esempio, a forza di voler bene a una macchina programmata per darci sempre ragione, potremmo perdere col tempo la capacità di relazionarci alle altre persone? Potrebbe, poi, diventare molto più difficile conservare la capacità di autocriticarsi? Oggi, i nostri comportamenti si inseriscono all’interno di un contesto sociale: siamo spettatori del comportamento degli altri, ma allo stesso tempo siamo osservati. A volte siamo approvati, altre volte, invece, meritiamo giustamente la disapprovazione. Un robot, invece, potrebbe essere programmato per essere sempre dalla nostra parte, per condividere le nostre passioni (ad esempio, l’amore per il cinema piuttosto che per il teatro), il nostro punto di vista sul mondo e qualsiasi nostra convinzione. C’è da chiedersi se un robot del genere dopo un po’ non ci verrebbe a noia. Questa è una domanda empirica alla quale oggi non possiamo dare una risposta definitiva: forse il nostro narcisismo potrebbe prevalere su qualsiasi altra considerazioni. Avere davanti qualcuno che ci considera il suo idolo potrebbe essere bellissimo. È vero che non vogliamo essere soltanto lodati, ma anche essere degni di lode: tuttavia, potrebbe non essere facile resistere alla tentazione di avere accanto ‘qualcuno’ capace di amarci incondizionatamente, qualsiasi cosa pensiamo, facciamo o diciamo.