Tradotto e pubblicato con il permesso di Culture.pl. La versione originale in inglese è su https://culture.pl/en/article/13-things-lem-predicted-about-the-future-we-live-in.
Opton, lekton, trioni, fantomaton… Forse non conoscete queste parole, ma usate la maggior parte di queste cose nella vostra quotidianità. Il celebre autore polacco di fantascienza Stanisław Lem ha concepito molte di esse ben prima che diventassero parte della nostra vita quotidiana. È stato persino l’ispiratore di una serie animata di culto e di uno dei videogiochi più popolari al mondo.
E-book e tablet
Stanisław Lem è stato probabilmente il primo scrittore di fantascienza a prevedere con precisione la fine dei libri di carta e l’arrivo dei formati elettronici e dei lettori di e-book. Lo fece nel suo romanzo del 1961 Ritorno dall’universo, circa quarant’anni prima dei primissimi tentativi con la carta elettronica. Lem immaginava gli e-book come piccoli cristalli di memoria che potessero essere caricati su un dispositivo, ricordando in modo inquietante i tablet contemporanei. Li chiamò ‘opton’, ma la maggior parte di noi oggi li chiama Kindle:
Trascorsi l’intero pomeriggio in libreria. Libri non ce n’erano. Da quasi più di cinquant’anni si era smesso di stamparli. E pensare che ne avevo tanta voglia, dopo tutti i microfilm di cui era composta la biblioteca del «Prometeo»! Pazienza. Non sarebbe stato più possibile frugare negli scaffali, soppesare i volumi, sentirne quel peso che quasi faceva prevedere la durata della lettura. La libreria ricordava piuttosto un laboratorio elettronico. I libri consistevano in piccoli cristalli a contenuto fisso. Si potevano leggere con l’aiuto di un opton. Era qualcosa di simile a un libro, a parte il fatto che aveva un’unica pagina tra i due cartoni della legatura. Bastava toccarla, che subito apparivano, una dietro l’altra, le restanti facciate del testo.
Audiolibri
Nello stesso libro, Lem predisse anche la popolarità degli audiolibri, che chiamò “lekton”.
Ma gli opton si usavano poco, come mi disse il robot-venditore. Il pubblico preferiva i lekton, che leggevano ad alta voce e potevano esser regolati su qualsiasi tipo di voce, di ritmo e di modulazione.
I robot venditori sono ancora di là da venire, ma ci stiamo arrivando: per esempio, si può già regolare la velocità degli audiolibri e dei podcast.
All’inizio degli anni Cinquanta, Lem stava già riflettendo sulla possibilità di connettere tra loro potenti computer per aumentarne le capacità di calcolo. Nei suoi Dialoghi del 1957 considerava una direzione realistica di sviluppo che la graduale accumulazione di “macchine informatiche” e “banchi di memoria” portasse a stabilire “reti informatiche statali, continentali e, più tardi, planetarie”.
Lem, che è morto nel 2006, ha vissuto abbastanza da vedere avverarsi molte delle sue previsioni, tra cui Internet. E questo lo sorprese. La sua famosa, benché apocrifa, reazione al primo incontro con il nuovo mezzo di comunicazione sarebbe stata:
Prima di usare Internet, non sapevo che ci fossero così tanti idioti al mondo.
Più o meno nello stesso periodo, Lem previde un futuro in cui le persone avrebbero avuto un accesso istantaneo e universale a un gigantesco database virtuale, che chiamò “Biblioteca Trionica”. I trioni stessi sono minuscoli cristalli di quarzo, “la cui struttura delle particelle può essere modificata in modo permanente”. I trioni funzionano come le moderne chiavette USB, ma connesse attraverso onde radio, formando un gigantesco deposito di conoscenze. Così ne descrisse nel suo La nube di Magellano del 1955:
Un trione può memorizzare non solo immagini luminescenti, ridotte a una modifica della sua struttura cristallina, vale a dire immagini di pagine di libri, ma ogni genere di fotografie, mappe, immagini, grafici e tabelle: in altre parole, tutto ciò che può essere osservato dall’occhio umano. Con la stessa facilità un trione può memorizzare i suoni, la voce umana, così come la musica, e c’è anche un modo per registrare i profumi.
La descrizione di Lem è abbastanza accurata, solo che quello che descrive oggi lo chiamiamo Internet o semplicemente Google. Però stiamo ancora aspettando pazientemente la possibilità di memorizzare gli odori!
Smartphone
In quello stesso libro, Lem descriveva quella che sembra una prima versione di uno smartphone: piccoli televisori portatili che danno accesso immediato ai dati della Biblioteca Trionica. Di nuovo, questo estratto da La nube di Magellano sembra provenire dalla nostra epoca:
La usiamo oggi senza nemmeno pensare all’efficienza e alla potenza di questa grande rete invisibile che avvolge il mondo. Quante volte, nel proprio studio in Australia, o in un osservatorio sulla Luna, o a bordo di un aereo, ciascuno di noi ha preso il proprio ricevitore tascabile e ha chiamato la centrale della Biblioteca Trionica, nominando l’opera desiderata che, in un secondo, ci è apparsa davanti sullo schermo del televisore?
Sembra una descrizione sorprendente accurata della nostra vita di oggi, si accenna persino al fatto che alcune compagnie aeree ora offrono il Wi-Fi in volo. È importante ricordare che Lem ha concepito queste idee in un periodo in cui i computer erano ancora mediamente delle dimensioni di un’enorme stanza. Il World Wide Web stesso avrebbe iniziato a essere immaginabile solo alla fine degli anni Sessanta, materializzandosi solo a partire dagli anni Ottanta.
Stampa 3D
La nube di Magellano presentava anche un’interessante visione del futuro della produzione di beni, che fa venire in mente la stampa 3D. È interessante notare come la logica dietro il processo immaginato da Lem non sia invecchiata:
Un trione può memorizzare una “ricetta di produzione”. Connettendovisi tramite onde radio, l’automa produce l’oggetto necessario. In tal modo, anche i più sofisticati capricci della fantasia possono essere soddisfatti: come quelli dei sognatori che desiderano possedere mobili antichi o i vestiti più straordinari. Dopo tutto, è difficile spedire in ogni parte del mondo l’inimmaginabile varietà di beni desiderati solo occasionalmente.
Ebbene, le stampanti 3D sono oggi disponibili in molti negozi, ma la “ricetta di produzione” si chiama AMF, acronimo di Additive Manufacturing File.
The Sims
Che dire di Lem come inventore di giochi? Will Wright, creatore di uno dei giochi di maggior successo di tutti i tempi, The Sims, ha spesso citato Lem come principale ispirazione per il suo videogioco. Il libro di Lem che ha ispirato Wright è Cyberiade, una raccolta di avventure che ha per protagonisti due inventori robotici chiamati Trurl e Klapaucius.
In una di queste storie, Trurl trova un dittatore esiliato su un asteroide e, come regalo, gli progetta una scatola di vetro con un intero universo vivente al suo interno, una civiltà simulata da governare. Questo regno in miniatura è, a quanto sembra, ciò che ha ispirato Wright a creare un gioco in cui ogni giocatore può creare un mondo tutto suo.
Naturalmente, Lem non sarebbe Lem se non si addentrasse nei dilemmi etici del governare o giocare con le vite degli esseri in miniatura:
Dimostrami qui e subito, una volta per tutte, che i sudditi di Excelsius non soffrono, non pensano, non esistono in alcun modo come esseri coscienti della loro prigionia tra due abissi di oblio – l’abisso che precede la nascita e quello che segue la morte – dimostrami questo, Trurl, e io non insisterò più. Dimostrami che hai solo imitato la sofferenza e che non l’hai creata!
Futurama
Lem non ha certamente predetto Futurama, ma è stato tra le principali ispirazioni di una delle più grandi serie televisive animate dell’inizio del XXI secolo (che in realtà si svolge nel XXXI secolo). Come ha spiegato David X. Cohen, il creatore della serie:
Mia madre era una vorace lettrice di fantascienza, quindi in realtà è da lì che ho preso il mio amore per la fantascienza, e alcuni dei libri che ho trovato in giro quando ero un bambino erano quelli di Stanislaw Lem come Memorie di un viaggiatore spaziale o I viaggi del pilota Pirx. Sono racconti di fantascienza davvero strani, surreali e divertenti che penso abbiano avuto una grande influenza su di me, specialmente per quanto riguarda l’idea che i robot potessero essere personaggi. Penso che Bender, essendo il personaggio più umano di Futurama, debba un po’ a Stanislaw Lem.
Secondo Cohen, una storia in particolare ha influenzato Futurama:
Ricordo in particolare questa storia che ha avuto un’enorme influenza su di me… riguardo un pianeta che era abitato interamente da robot, e questi umani si schiantano su di esso, e i robot killer vogliono uccidere gli umani, e gli umani devono fingere di essere robot per sopravvivere, e naturalmente si scopre alla fine – spoiler alert! – che tutti sul pianeta sono esseri umani che si sono schiantati e si sono travestiti da robot, e si nascondono per disperazione gli uni dagli altri. Questo ha influenzato direttamente Futurama.
La storia di Lem a cui Cohen si riferisce è quasi certamente Undicesimo viaggio da Memorie di un viaggiatore spaziale, e il relativo episodio di Futurama è Paura del pianeta robot (quinto episodio della prima stagione).
Polvere elettronica…
Cyberiade offre anche altre idee strane e innovative. La “polvere intelligente” ne è un caso esemplare: uno sciame di minuscoli droni non più grandi di granelli di sabbia, che operano come un enorme sistema di computer a elaborazione parallela. L’idea della polvere intelligente sembra essere abbastanza in linea con le ultime conquiste della nanotecnologia.
… e bardi elettronici
Un’altra idea audace ed esilarante di Cyberiade è il “bardo elettronico”: un dispositivo informatico capace di scrivere poesie. Questa grande invenzione di Trurl sembra essersi in qualche modo materializzata negli algoritmi sperimentali di scrittura poetica che si possono trovare online. Per incontrare il vero bardo elettronico ispirato a Lem dovete visitare il Copernicus di Varsavia, dove potrete anche vedere dei robot recitare storie tratte dai romanzi di Lem e di altri scrittori.
E nel caso vogliate provare a costruire un robot-poeta per conto vostro, abbiamo messo insieme la ricetta segreta di Lem: assicuratevi di “escludere una buona metà dei circuiti logici” per “rendere più elettromotrici le emozioni”, e ricordatevi di “intensificare i campi semantici e rafforzare le componenti di carattere”. Installate uno “smorzatore filosofico”, portate “a fine corsa superiore il livello semantico”, inserite “in parallelo un secondo generatore di rime”, poi buttate fuori “tutti i circuiti logici” e sostituiteli “con altrettanti narcisistori egocentrici ad auto-regolazione”. Semplicissimo!
Realtà virtuale
Con le tecnologie e i dispositivi di realtà virtuale che spuntano in ogni dove, la VR può sembrare la prossima rivoluzione. Ma Stanisław Lem scrisse in modo convincente sulla realtà virtuale (il termine usato era “fantomatica”) già nel 1964, ben prima che molti futurologi occidentali concepissero l’idea. Nella sua Summa Technologiae, Lem descrive una macchina che chiama “fantomaton”, capace di creare realtà alternative che sarebbero indistinguibili dalla realtà “originale”.
Lem immaginava inoltre che questa tecnologia funzionasse su più livelli, il che vuol dire che una persona che lascia una realtà virtuale non tornerebbe necessariamente a quella “reale”. Piuttosto, si potrebbe passare tra diverse simulazioni alternative, senza mai essere sicuri che si tratti della realtà “originale” o del mondo reale. Ciò ovviamente porterebbe a sfumare il confine tra verità e finzione, cosa che Lem considerava una potenziale minaccia:
Una simile accumulazione di realtà illusorie potrebbe portare a una situazione in cui la stessa la vita reale finisce per essere trattata come un’illusione fabbricata.
Matrix, o la grande simulazione
Nella sua analisi della “fantomatica”, Lem è inquietantemente vicino al concetto della perfetta simulazione che abbiamo conosciuto in film come Matrix, o più recentemente nella serie Westworld. (È curioso che uno dei suoi esempi riguardi un viaggio virtuale nelle Montagne Rocciose che finisce male e si conclude con un devastante terremoto, risultato dal fatto che l’utente si è tolto gli elettrodi.)
La visione distopica di Lem di una grande simulazione appare nel suo romanzo del 1971 Il congresso di futurologia. È collegata al suo concetto di “cerebromatica”, la capacità cioè di influenzare il cervello attraverso sostanze chimiche. Nel 2013, il romanzo è stato adattato per il cinema da Ari Folman.
Post-verità
L’interesse di Lem per l’aspetto filosofico del rapido sviluppo tecnologico lo portò a interessanti intuizioni sull’attuale natura della circolazione di informazioni. Dal punto di vista contemporaneo, alcune di esse sembrano aver anticipato molti fenomeni mediatici contemporanei associati al concetto di post-verità o politica post-fattuale. Nel suo romanzo del 1968 La voce del padrone, Lem scrisse:
Tuttavia, accade talvolta che la libertà di parola si riveli un mezzo ancora più micidiale per il pensiero. Le idee proibite possono circolare clandestinamente; ma che fare quando un fatto importante affonda in un oceano di informazioni fasulle…?
Come ha osservato Ezra Glinter su LA Review of Books:
Facebook e il diluvio di siti di fake news non esistevano quando Lem ha scritto ciò, ma la loro creazione non lo avrebbe sorpreso.
Transumanesimo…
Se Lem riuscì a prevedere il mondo post-verità, che dire del transumanesimo? Ovviamente, Lem non ha mai usato questa parola, ma si è avvicinato al concetto nel suo racconto del 1955 Esiste davvero, Mr. Johns?
Nel racconto, che fu adattato prima per la radio e poi in un film di Andrzej Wajda (intitolato Przekładaniec, in italiano Guazzabuglio), Lem rifletteva sull’allora puramente ipotetico problema dello status legale di un uomo che, in seguito a una serie di operazioni, si ritrova quasi tutte le parti originali del suo corpo sostituite da impianti artificiali (cervello incluso). L’uomo viene poi citato in giudizio dalla società che ha finanziato le operazioni, che lo ritiene di loro proprietà.
La storia affronta questioni che solo ora stanno diventando rivelanti per quanto riguarda gli esseri umani, i robot, ecc. e si è rivelata un’esplorazione pionieristica di problemi in ambiti della scienza che solo di recente hanno trovato una denominazione, come il transumanesimo o…
… e biotecnologia
Lem è sempre stato consapevole dei lati oscuri e potenzialmente minacciosi della tecnologia. Già negli anni Settanta, Lem credeva che fosse solo una questione di tempo prima che la tecnologia invadesse il corpo umano.
Nel Ventunesimo viaggio delle Memorie di un viaggiatore spaziale, il protagonista Ijon Tichy atterra su un pianeta chiamato Dictonia, i cui abitanti sono così avanzati che possono fare e rifare i loro corpi come vogliono. Come spiega Ezra Glinter:
All’inizio questa tecnologia è usata per fini prevedibili – “gli ideali della salute, dell’armonia, della bellezza spirituale e fisica” – ma viene presto manipolata per cose come “gioielli cutanei” per le donne, “basette e codini, pettini da testa, mandibole a doppia articolazione ecc.” Dopo un po’ i Dictoniani abbandonano completamente la forma umanoide, portando a tentativi di riforma e standardizzazione, seguiti da repressioni, rivolte e disgregazione sociale. La scelta illimitata, sostiene la storia, può diventare un grande fardello.
In seguito, alla fine del XX secolo, commentando le possibilità e le minacce della clonazione degli organismi umani (che vedeva come l’inizio della nuova era della schiavitù), Lem ricordava i suoi racconti:
Le mie storie divertenti scritte quarant’anni fa sulla corteccia cerebrale usata come carta da parati stanno cominciando ad assumere la forma di una realtà terrificante.
Terrificante o meno, il nostro futuro è certamente in grado di stupirci, in particolare delle geniali capacità di previsione di Stanisław Lem.
Traduzione di Roberto Paura. I brani da “Ritorno dall’universo” sono tratti dalla traduzione di Pier Francesco Poli (ed. Garzanti, 1976); da “Cyberiade”, traduzione di Riccardo Valla (ed. Marcos y Marcos, 2003); da “Memorie di un viaggiatore spaziale”, traduzione di Pier Francesco Poli (ed. Marcos y Marcos, 2004);